Una manifestazione per rianimare il Pd. «Tappa essenziale del nostro lavoro», la presenta così il segretario Maurizio Martina. E lancia la «sua» data del 29 settembre, prescindendo o ignorando le indicazioni già emerse dal mondo sindacale e delle associazioni (come l’«avviso ai naviganti» del nostro giornale, il manifesto di Cgil, Arci, Anpi e Libera di qualche giorno fa). Una via autonoma alla piazza che viene già irrisa dal Movimento 5 Stelle. «Si troveranno in pochi intimi», dichiara sprezzante un sottosegretario M5S (Di Stefano), ma Martina non nega che la mossa – «una chiamata a raccolta» – serva innanzitutto al Pd: «Dobbiamo battere un colpo sui valori e i principi».

La tre giorni di dibattito organizzata a Cortona dalla corrente di Franceschini, Areadem, apre il percorso congressuale del Pd. Non c’è ancora una data – dovrebbe essere prima delle prossime europee, tra febbraio e marzo -, c’è in campo per il momento un solo candidato, Zingaretti, ma le opposte anime del partito aspettano tutte il congresso come il momento della rivincita. Martina, segretario con i voti dei renziani, proprio a Cortona ha incontrato Zingaretti: sull’idea della manifestazione non ha trovato obiezioni.

Il Pd eviterà di caratterizzarla troppo in chiave anti Salvini e pro accoglienza, anche se quello era il senso del recente e fortunato presidio di Milano al quale il partito aveva poi aderito e che pure viene richiamato da Martina come «un segnale chiaro che va colto». Sull’immigrazione il segretario non può certo invertire la rotta del Pd renziano e minnitiano dell’«aiutiamoli a casa loro», della lotta alle ong e del recinto libico. La manifestazione dunque, seppure contro «il governo dell’odio», si allarga ad altri temi. Uno soprattutto: il tradimento di Di Maio e soci delle politiche filo europee dell’Italia. Il 29 settembre arriverà nel pieno della discussione sulla legge di bilancio, il rischio che impostata in questo modo possa diventare una forma di assit alla linea Tria non può escludersi.

Del resto il gruppo dirigente ancora renziano vede malissimo qualsiasi scostamento dalla linea euro-entusiasta. È bastato che Zigaretti avanzasse qualche dubbio sul modello Macron per scatenare i renziani. Arrivati a un passo dal dare del grillino al presidente della regione Lazio, tantopiù che secondo lui non è eresia provare a sganciare qualche 5 Stelle dall’abbraccio con Salvini.

Persino un dialogante come l’ex braccio destro di Renzi, Guerini, ha scagliato a Cortona la sua freccia. «Va bene il campo largo – ha detto – ma non troppo. Un ubi consistam tra Macron e Mujica dovremo pur trovarlo». Obiettivo della stilettata più Martina che Zingaretti: tre giorni fa alla festa del partito il segretario ha distesamente dialogato con l’ex presidente guerrigliero dell’Uruguay (che poi ha incontrato Grillo). Del resto Martina -«grazie per il lavoro di preparazione al congresso», gli ha detto di nuovo tagliente Guerini – non vuol restare indietro nella corsa a presentarsi come nuovo. Attacca così un totem del Pd: le primarie. «Ci siamo cullati sugli allori pensando che potessero colmare la funzione democratica di un partito che si metteva a costruire nuova partecipazione, ma la discussione sulle primarie è diventata una gabbia più che un’opportunità. Era una novità, ora non lo è più». Fumo negli occhi per i renziani. «Le idee devono camminare sulle gambe di una leadership legittimata dal popolo», dice ancora Guerini.

Martina risponde di no all’ipotesi del cambio di nome al partito – «l’esperienza del Pd non è conclusa» – che invece Zingaretti non esclude. Ma dice che «dobbiamo mettere in discussione tutto del nostro impianto ideale». A partire dalla carta dei valori: «Quella della fondazione del Pd è vecchia». Per il segretario in carica la stagione maggioritaria può dirsi archiviata, del resto i numeri del partito sono quelli che sono. Parla la di alleanze, non solo a livello di formula, «centrosinistra», ma anche spiegando che «dobbiamo lanciare messaggi a una condivisione del lavoro nel campo progressista più largo». Soprattutto «la questione fondamentale è ricostruire i caratteri della prossimità, i problemi delle persone. Anche fisicamente, perché è tornata di attualità la necessità della presenza fisica». Perché su una cosa le varie anime del Pd sono d’accordo: se non ci fossero i social sarebbe tutto più facile. Se a Cortona si sono incontrati, su twitter hanno continuato a scontrarsi.