«Se qualcuno è andato a controllare che i corpi fossero là, adesso deve andare a recuperarli. A cosa serve guardare? Le persone non possono essere lasciate in fondo al mare», è perentorio il tono del sindaco di Lampedusa e Linosa Salvatore Martello. Lamenta di non essere stato avvisato dell’operazione di ricerca dei resti dei dispersi del naufragio del 30 giugno scorso. In quella strage hanno perso la vita 16 persone. Viaggiavano in 60 su una barca che si è ribaltata a cinque miglia dalla costa, poco prima di essere soccorsa dagli uomini della Capitaneria di porto.

I corpi di sette donne sono stati trovati immediatamente e portati al molo Favaloro, quelli di altre sette persone, tra cui alcuni bambini, sono stati individuati l’8 luglio dagli operatori subacquei della Guardia costiera con l’ausilio del R.O.V. (Remotely Operated Vehicle), un sofisticato sistema di ricerca in profondità. L’operazione è stata disposta dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che sta indagando sulla vicenda.

Uno dei cadaveri è incagliato nel relitto, gli altri otto sono poggiati sul fondale, circa 90 metri sotto la superficie del mare. «Data la profondità ci sono difficoltà per il recupero e servono dei soldi, ma non esistono cifre che possano giustificare l’abbandono di alcune persone in fondo al mare. È inaccettabile, vergognoso e immorale. Bisogna sbrigarsi a dare sepoltura a quei corpi, altrimenti le correnti li porteranno via», dice Pietro Bartolo, europarlamentare eletto con il Partito Democratico (Pd) che per molti anni è stato il medico di Lampedusa.

Fino ad oggi, però, di andare a prenderli non ne ha parlato nessuno. Un oltraggio dal punto di vista umanitario ma anche un rischio da quello turistico: a un certo punto potrebbero riemergere da qualche parte. Il freno principale al recupero sarebbe di tipo economico. «Se fossero italiani li lasceremmo là? – chiede Francesco Piobicchi, di Mediterranean Hope/Forum Lampedusa solidale – Su questa storia, dopo 20 giorni, sembra essere calato il silenzio. È un fatto grave: mostra una continuità tra l’assenza di memoria per la dignità di chi muore in mare e la mancanza di rispetto per i diritti umani di chi lo attraversa». Il Forum sta lavorando molto sul tema della memoria dei migranti scomparsi nel tentativo di arrivare in Europa con diversi progetti nel cimitero dell’isola.