L’Is ha rivendicato nella notte l’attacco avvenuto domenica nel primo pomeriggio a Marsiglia, di fronte alla stazione Saint-Charles: due ragazze di 20 anni, due cugine, sono state accoltellate da un uomo che, secondo i testimoni, ha gridato “Allah Akbar”. L’uomo è stato ucciso da un militare dell’operazione Sentinelle, che a sua volta stava per essere aggredito. Amed H. era conosciuto dalla polizia sotto 7 identità diverse, ma sempre per reati minori, furti o droga. Nato in Tunisia nel ’97, in Francia in situazione irregolare, non era schedato “S”, cioè sospettato di legami con il terrorismo.

L’attacco a Saint-Charles e la rivendicazione dell’Is coincidono con l’inizio di un processo per terrorismo molto importante alla Corte d’assise speciale di Parigi: tra gli imputati, il fratello di Mohammed Merah, ucciso nel marzo 2012 dalla polizia al momento dell’arresto. Mohamed Merah, islamista radicalizzato, aveva massacrato sette persone a Montauban e Tolosa, prima tre militari poi, con particolare ferocia, tre bambini e un insegnate in una scuola ebraica. Il crimine di Merah aveva profondamente scosso la Francia. Allora l’Is non esisteva ancora, il collegamento era con Al Quaeda.

L’attacco di Marsiglia arriva appena prima del voto solenne della legge sulla sicurezza interna, oggi all’Assemblée. La legge, che sta suscitando una forte opposizione, deve sostituire lo stato d’emergenza in vigore in Francia dal Bataclan, 13 novembre 2015, che dovrebbe finire il 1° novembre. In dibattito parlamentare è stato molto forte, con la destra dei républicains che ha chiesto misure più dure e contesta “una legge di disarmo”, mentre a sinistra La France Insoumise denuncia “un cambiamento di natura del nostro sistema” verso un regime “autoritario e discriminatorio”, che introduce le norme dell’emergenza nel diritto comune, come le perquisizioni amministrative (senza intervento del giudice) o maggiori possibilità per condanne ai domiciliari. Anche L’Onu ha espresso inquietudine per i contenuti della legge.