L’underground? Per sentirne l’essenza bisognava attendere una band che festeggia i 25 anni di carriera. Li credi andati e ti aspetti, anche ragionevolmente, che si diano una calmata, che abbiano placato gli animi rock. Nemmeno per sogno, Lunga attesa (SonyMusic) dei Marlene Kuntz sarà probabilmente uno dei migliori dischi italiani del 2016. Incontro Cristiano Godano ricordandogli quando, nel ’98 a Jesolo, aprirono i Sonic Youth.

Dopo tanto tempo torna quel sound, le chitarre sembrano costruire e distruggere, i testi molto elaborati, in continuità con Catartica…

Due anni fa ci siamo ritrovati in sala prove per il tour celebrativo di Catartica, temevamo che avremmo subito la pressione sonora di canzoni pensate 25 anni fa. Quando cresci hai voglia di altri tocchi sugli strumenti, invece, non solo le prove non ci hanno stordito, ma ci hanno permesso di capire che in quella dimensione c’era ancora terreno fertile.

La matrice è un elegante suono underground… 

Abbiamo optato per questa tipologia di suono, senza volere a tutti i costi un prodotto indie, lo-fi. Penso al mio solito beniamino, Nick Cave: ogni suo disco è composto di suoni belli, non dal sapore underground ma con una produzione eccelsa. In Italia questo allineamento con il sound internazionale non c’è, così abbiamo detto, vediamo con un suono ruvido di ottenere un bel prodotto. Lunga attesa ha una propria fisionomia, non ammicca al nulla, non è Lady Gaga, ascolti gli strumenti e le sue partiture più che la fighetteria da produzione.

La canzone Lunga attesa mi ha fatto pensare a San Francesco, una specie di Cantico delle Creature in chiave rock…

La canzone è un tentativo di uscire dai grandi quesiti dell’uomo, sono domande che ci facciamo tutti ma dobbiamo trattenerci in quanto la scienza ci ha messo al cospetto di una serie di verità. Certi stupori risultano ingenui e banali, ma è pur sempre vero che non possiamo negarceli. Il testo entra lì dentro e cerca di uscirne in modo disincantato, laico, ma al contempo rispettoso del mistero della natura, che poi è evocato dalla lunga attesa».

«Noia» ricorda più il caos che la noia, come se le due cose coincidessero, mentre «Niente di nuovo» è legata alla cronaca italiana. Un paesaggio triste, come se i Marlene volessero rimarcare una lontananza da un certo modo di vivere il presente

Siamo un po’ in disaffezione col sottofondo dietrologo, spesso quello che ci propone la cronaca, come dico nel testo, è ahimè niente di nuovo. Si può amaramente constatare che il percorso dell’umanità è lastricato di difficoltà, viviamo un periodo di populismi che non risolvono nulla e torneremo a quel niente di nuovo, divisi e incazzosi. Se vedi il percorso dell’umanità dall’alto, come un film avvoltolato e fai scorrere i 5mila anni nell’arco di una giornata, puoi percepire le direzioni che abbiamo preso. Credo sia importante mantenere la calma e non chiudersi nei propri confini, anche metaforicamente.

Una bella iniziativa è quella di far aprire il tour a un fan che musicherà una vostra canzone. Marketing?

Il marketing è l’ultimo movente, sarei ipocrita a dire che non ci ha aiutato a far sapere che stava uscendo il nostro disco. Ma è finita lì. Quello che abbiamo messo in atto è stata la curiosità di vedere come può essere musicato un nostro testo. È il gioco della creatività e della condivisione. Il risultato è che siamo stati subissati di pezzi».

Arriva la celebrazione dei Marlene con il doc «Complimenti per la festa» di Sebastiano Luca Insinga, in uscita il 17 febbraio…

Bel lavoro, magari si poteva dare più rilievo alle testimonianze. Comunque è stata fatta una scelta giusta, quella di far vedere molta musica»

Quando vi siete accorti di essere una band professionista? 

Lo status di band professionista l’abbiamo cominciato a sentire dal terzo disco. La sensazione di esserci messi a riparo, quindi anche di mantenere i nostri figli normalmente, è molto più recente. Ora come ora, mi sento come uno che, se non fa cazzate, dovrebbe condurre la sua vita in porto. Non ci siamo arricchiti, ma questa serenità è un traguardo di quattro anni fa. E con la musica gratis è sempre più difficile».