Sembrava cosa fatta la chiusura della squadra di Ignazio Marino quando, ieri pomeriggio, è arrivata la doccia fredda: Lorenza Bonaccorsi, senatrice di fede renziana, resta al suo posto a palazzo Madama rifiutando la delega al Turismo e alle attività produttive, in un primo momento accettata. «Amo Roma – ha dichiarato – e sarebbe un onore servirla, ma sono una parlamentare, candidata con le primarie del Pd cui hanno partecipato un milione di persone. Penso che la politica vada presa seriamente, il che soprattutto significa portare avanti il lavoro affidato».
Così, dopo giorni di intense trattative, gli sherpa si rimettono in moto e l’annuncio slitta ancora di un giorno. Di certo sembra esserci il numero degli assessori, dodici (sei donne e sei uomini) metà pescati tra gli eletti e l’altra metà “tecnici” chiamati al governo della Capitale.

In serata poi la grande novità: gli eletti a 5 Stelle fanno sapere con un post sulla pagina dedicata a Roma del blog di Beppe Grillo che valuteranno on line la proposta di Marino di indicare un nome per l’assessorato alla legalità e sicurezza urbana, anche se nessuno dei quattro eletti intende candidarsi direttamente alla carica «coerentemente con i principi del moVimento».
Oramai data per scontata è la carica di vicesindaco che spetterebbe a Luigi Nieri di Sel, già candidato alle primarie e poi ritiratosi per appoggiare Marino dopo l’indicazione esplicita della segreteria nazionale e dello stesso Nichi Vendola. Marino rinuncerebbe così alla promessa fatta all’indomani delle elezioni di un vicesindaco donna, ma replicherebbe lo schema di governo Pd-Sel già sperimentato alla regione Lazio con il tandem Massimiliano Smeriglio (di Sel, vicegovernatore e con la delega alla Formazione) e Nicola Zingaretti. Scelta che ha fatto storcere il naso a molti nel Pd. Nieri dalla sua ha una grande esperienza amministrativa, assessore con la prima giunta Veltroni a Roma, e poi alla regione Lazio con la delega al bilancio datagli da Piero Marrazzo. A Nieri andrebbe anche un assessorato di peso, probabilmente il Bilancio, e a un posto in giunta si vedrebbe così costretta a rinunciare la più votata di Sel, Gemma Azuni.

Tra gli eletti i nomi al momento “sicuri” sono tutti Pd, e tutti indicati dallo stesso Marino tenendo conto degli equilibri interni: Paolo Masini, veltroniano in ottimi rapporti con Zingaretti, in un primo momento indicato per la Scuola, sembra destinato a Lavori Pubblici e Periferie; a Daniele Ozzimo, dalemiano vicino all’ex capogruppo Umberto Marroni, andrebbe l’assessorato a Casa e Patrimonio, mentre per Estella Marino, la più votata del Pd e vicina a Renzi, si prepara l’Assessorato all’Ambiente. Una rosa che al momento terrebbe fuori Franceschini e i suoi di Areadem, pronti a battere i piedi e a bollare come troppo a sinistra il team di Marino. All’area dei popolari spetterebbe la presidenza del consiglio.

Tra i “tecnici” ci sarebbero Flavia Barca (sorella dell’ex ministro Fabrizio) docente alla Sapienza, alla Cultura, e la veneziana Marina Dragotto all’urbanistica. Nomina, quest’ultima, poco gradita a sinistra: in tanti speravano venisse indicato Giovanni Caudo, urbanista che ha lavorato al programma di Marino. Inoltre il «Protocollo della qualità urbana di Roma Capitale» voluto dall’ex sindaco Alemanno porta la firma proprio di Dragotto. Agli Stili di Vita e Sport andrebbe Luca Pancalli, presidente del comitato paralimpico, che scalzerebbe così il democratico Enzo Foschi a cui andrebbe il posto di capo segreteria di Marino.
Al momento risulterebbero vuote ancora tre poltrone di peso: quella rifiutata da Bonaccorsi, l’assessorato alla Scuola e quello alle Politiche Sociali. Un rebus difficile da sciogliere per l’ex chirurgo, che deve dimostrare di non essere ostaggio di correnti e bisticci di partito. Il tempo stringe: il primo luglio si terrà il primo consiglio comunale.