Il fisico e giornalista scientifico di lungo corso Marco Cattaneo dirige, oltre a Mind e National Geographic, anche l’edizione italiana di Scientific AmericanLe Scienze – che al mondo è la più prestigiosa e longeva pubblicazione dedicata alla divulgazione scientifica. Quella che dopo 175 anni, per la prima volta nella sua storia, si è schierata per un candidato presidente negli Usa. E non era Donald Trump.

Dalle posizioni quasi negazioniste sul Covid alla rottura degli accordi internazionali contro il cambiamento climatico, dall’uscita dall’Oms alla scure sulla ricerca: era troppo anche per una rivista come Scientific American?

Sì, la direttrice di SciAm, Laura Helmuth ha preso una posizione durissima che ha smosso molte coscienze, per quanto certamente Trump già non godesse di grande prestigio nel mondo accademico americano. Una scelta di rottura, perché la rivista aveva sempre mantenuto, nella sua storia, formalmente una posizione super partes, mai parteggiato per un candidato presidente. Anzi dai tempi di George W. Bush e Al Gore la testata ha organizzato dibattiti tra i candidati, sottoponendoli a dieci domande sulle politiche scientifiche, senza prendere posizioni. Naturalmente con Trump questo tipo di confronto non è stato possibile, ma neppure ipotizzato. L’anno scorso, con un editoriale sul numero che celebrava i 175 anni di vita della più antica rivista pubblicata con continuità nella storia degli Stati uniti, la direttrice ha deciso di prendere una posizione netta e pubblica contro Trump. D’altronde un fatto altrettanto inedito è accaduto per esempio nell’Nba, la lega sportiva forse più importante del mondo, che si è schierata apertamente con i Black lives matter invitando gli americani a votare per Biden. Trump è stato così divisivo che ha “costretto” a schierarsi molti enti che avevano mantenuto la neutralità fino ad allora.

Che relazione c’è tra l’immagine anti-establishment e l’antiscientismo di cui si è fatto portatore Trump?

Il fatto che abbia cercato i voti degli anti-establishment pur avendo fatto affari con l’establishment per tutta la vita, forse è più un escamotage dei suoi spin-doctors. Si oppone a tutto ciò che è cambiamento dello status quo, ed è anti-scienza nella misura in cui lo è un conservatore populista che intende mantenere gli attuali assetti socio-economici. Tant’è che non ha fatto altro che favorire le compagnie petrolifere, ha eliminato tutte le leggi ambientali dell’amministrazione Obama e il Washington post ha contato 125 limitazioni sugli inquinanti azzerate. Dunque è perfettamente inserito in un establishment e allo stesso tempo si mostra “amico” del popolo. Anche noi conosciamo bene certe dinamiche e certi personaggi simili. Trump, con il suo linguaggio povero, il vocabolario ridotto a 2500 parole e i suoi pensieri di una banalità sconcertante, già dal 2011 twittava contro il Climate change confondendolo con il tempo meteorologico o negando il Global warming. Oltre a quanto già ricordato, per quattro anni il presidente ha cambiato i vertici di tutte le grandi agenzie scientifiche sostituendoli con fedelissimi, tra cui personaggi francamente impresentabili come il negazionista climatico che ha tentato di mettere alla guida della National Oceanic and Atmospheric Administration. E ogni anno ha cercato di distruggere i budget di tutte le agenzie scientifiche americane, arginato solo dal Congresso, anche se è riuscito a ridurre del 20-25% i budget dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e dei National Institutes of Health. È un personaggio legato ad un’idea di sviluppo antica, che odia il progresso scientifico, ama il low tech, odia la California e non vuole togliere le armi alla National Rifle Association.

Sono convinzioni vere o è una presa di posizione necessaria per assecondare il popolo degli Stati del sud che sono lo zoccolo duro dei repubblicani, dove il suprematismo bianco la fa da padrone, e dove Creazionismo e anti-darwinismo non sono mai morti?

Secondo me, entrambe le cose. Ne è pienamente convinto, fa parte della sua cultura, e d’altronde in certi Stati, dove peraltro è molto presente il fanatismo religioso cristiano, la supremazia totale del Partito repubblicano lo impone: nelle contee rurali, nel Midwest e negli Stati del sud come l’Alabama, dove il Creazionismo è solidissimo. È l’America profonda, quella che ha paura che il mondo cambi lasciandola indietro dove sta.

Un elettorato particolarmente permeabile anche alle fake news e al cospirazionismo, che rifiuta non solo la scienza ma anche la realtà, e abolisce il pensiero critico. Perché?

Ho dedicato l’editoriale dell’ultimo numero di Le Scienze proprio a questo argomento, ad una «realtà parallela», perché nel caso trumpiano si tratta di vera e propria disinformazione, non leggende metropolitane ma propaganda diffusa con lucidità, bugie ripetute fino a che non diventano “verità” e sostituiscono la realtà. È un grosso problema che investe anche gli organi di informazione, malgrado questo tipo di propaganda viaggi meglio sui social network. Il fatto che i populismi e i sovranismi riescano a condizionare così tante persone – nel caso Usa, non certo tutti i 74 milioni di elettori repubblicani ma solo minoranze, sia pur estremamente rumorose, battagliere e pericolose – ci dice che l’umanità può essere vaccinata contro un virus ma difficilmente si vaccina contro la propaganda.