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Marco Cappato: «Grazie ai parlamentari, ora legalizziamo l’eutanasia»

Marco Cappato: «Grazie ai parlamentari, ora legalizziamo l’eutanasia»Marco Cappato e i militanti dell’Associazione Coscioni – Lapresse

Intervista Parla il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni: «Dalla prossima legislatura ci batteremo con tutti i partiti per superare il discrimine tra i malati»

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 15 dicembre 2017

Quella di ieri «è una grande vittoria» per l’Associazione Luca Coscioni e in particolare per il tesoriere Marco Cappato che davanti ai giudici della Corte d’Assise di Milano, dove è processato in questi giorni per aver aiutato Dj Fabo a recarsi in Svizzera ad ottenere il suicidio assistito, ha dichiarato: «Sono responsabile, sì, di aver aiutato Fabo ad esercitare la sua volontà, quella di morire».

Una vittoria che è stata possibile, dite, «grazie alle lotte di Piero Welby, Peppino Englaro, Giovanni Nuvoli, Paolo Ravasin, Max Fanelli, Dominique Velati, Valter Piludu, Davide Trentini, Fabiano Antoniani e altri malati che hanno deciso di non subire una condizione divenuta di tortura». Ma, con questa legge, Cappato, quanti di loro avrebbero davvero avuto la possibilità di veder rispettate le proprie volontà e quanti no?
Questa legge riconosce il diritto a poter sospendere le terapie – anche vitali – senza soffrire. E di farlo anche con il biotestamento. Quindi avrebbe potuto evitare le lunghe battaglie legali che sono state affrontate in tutti quei casi – la più lunga è stata quella di Englaro – dove la morte poteva sopraggiungere attraverso l’interruzione delle terapie. Nel caso di Welby il medico non sarebbe stato incriminato e nel caso di Nuvoli l’anestesista avrebbe potuto fare ciò che gli era stato chiesto e che gli fu impedito addirittura dai carabinieri. Questa legge in sostanza non fa altro che recepire quanto la giurisprudenza aveva già riconosciuto durante 11 anni di ricorsi. Pensiamo al caso di Piludu nel quale la Asl ordinò ai medici di sospendere le terapie come chiesto dal paziente. È una legge importante, perché a questo punto il diritto di veder rispettate le proprie volontà è riconosciuto a tutti i cittadini, non solo alle persone che hanno tempo, soldi e conoscenze per intraprendere una strada giudiziaria. Cosa rimane fuori dalla legge? Tutti quei casi in cui la sospensione delle terapie non porta ad una morte immediata, ma lunga e dolorosa. Ecco, questa legge discrimina tra i pazienti, a seconda della malattia, della tecnica e della terapia a cui il malato è sottoposto. Il diritto riconosciuto non dipende, qui, dal grado di sofferenza e di irreversibilità della malattia.

Per esempio Dj Fabo, che lei ha aiutato: il problema di Fabiano Antoniani sarebbe stato risolto con la legge oggi in vigore?
No, lo avrebbe risolto solo nel caso in cui Fabo avesse accettato il distacco del respiratore che lo teneva in vita, la qual cosa però comportava un’agonia lunghissima. Che lui voleva evitare. Solo in questo caso la Asl di Milano sarebbe stata obbligata ad assisterlo in questa sospensione. Per questo diciamo che nella prossima legislatura bisogna risolvere questa contraddizione.

Come?
Con la legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito che abbiamo depositato nel 2013 con 67 mila firme.

Fino a poco tempo fa anche questa legge sembrava un obiettivo impossibile. Poi all’improvviso tutto è cambiato. Lei crede che i tempi siano maturi anche per legalizzare l’eutanasia?
Secondo me sì. Perché più va avanti la capacità tecnica di prolungare oltremodo la sopravvivenza del morente, più bisogna garantire il diritto a scegliere la propria fine. D’altronde tutti i passaggi del biotestamento sono stati scanditi dalle lotte di malati che, di solito con il nostro aiuto, coraggiosamente hanno posto il tema davanti all’opinione pubblica. La prima scossa c’è stata quando ho accompagnato Piera Franchini in Svizzera, poi il provvedimento è stato assegnato alla commissione quando c’è stato il caso di Dominique Velati, con Max Fanelli hanno iniziato a discutere, con Dj Fabo il provvedimento è andato in aula alla Camera, e con il processo che mi riguarda è arrivata l’accelerazione al Senato. Ma è giusto così, che il parlamento si adegui alla volontà della stragrande maggioranza dei cittadini dovrebbe essere fisiologico, in democrazia. Ecco perché il momento è arrivato anche per l’eutanasia legale.

Sarà tema di confronto con il Pd per un’eventuale coalizione con la lista +Europa?
La missione fondante del nostro progetto è la questione degli Stati uniti d’Europa e del federalismo europeo che, come diceva Spinelli 70 anni fa, è l’antitodo al ritorno dei nazionalismi. Ragionare in un’ottica europea significa però anche accelerare sul piano dei diritti. Basti pensare che noi eravamo rimasti uno dei pochissimi Paesi dell’Ue a non avere nemmeno una legge sul testamento biologico. E la legge 40 l’abbiamo fatta a pezzi con Filomena Gallo anche grazie all’intervento della Corte europea dei diritti umani. L’Europa è già uno strumento di laicità e libertà civili. Il metodo della democratizzazione europea è invece l’elemento centrale di questa nostra lista. Però su questi obiettivi è bene non rinchiudersi nel recinto dei partiti e delle alleanze. E la maggioranza trasversale che ha portato a questa legge ne è la felice prova.

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