Marco Bosi, capogruppo del Movimento 5 Stelle a Parma, trent’anni, è il pentastellato più vicino al sindaco “eretico” Federico Pizzarotti (sospeso dallo scorso maggio con un comunicato sul blog di Beppe Grillo).

Il suo amico ci è andato giù pesante. Secondo Pizzarotti i vertici del M5S dovrebbero dimettersi. Parole che hanno il sapore della vendetta.

Vendetta è una parola che non mi piace. Se avessero dato ascolto alle nostre istanze non saremmo arrivati a questo punto. Sono due anni che diciamo che per governare non bastano gli slogan, oggi si dimostra che ci avevamo visto bene. Fa rabbia pensare che gli errori erano evitabili.

Quali?

Non basta l’onestà per risolvere i problemi, come non dovrebbe bastare l’avviso di un’indagine per affossare un’esperienza di governo. A Roma hanno sbattuto il muso proprio su un’indagine, sono inesperti e incapaci perché non hanno capito che certe cose ti possono capitare anche a prescindere dal fatto che tu agisca onestamente. Parma doveva essere l’occasione per comprendere certe dinamiche, abbiamo avuto delle difficoltà ma stiamo portando a termine il mandato in maniera positiva.

Pizzarotti si sta proponendo come leader del Movimento?

Il sindaco sta semplicemente raccontando le stesse cose da due anni a questa parte e poi oggi non ci sono gli strumenti necessari per cambiare la leadership del Movimento. Certo è che così non si può andare avanti.

Roma non è Parma. E’ evidente che governare la capitale, con meno di tre mesi di esperienza, è un’impresa impossibile. La sindaca Virginia Raggi davvero non ha nessuna attenuante?

Rimprovero a Virginia Raggi di aver permesso a qualcuno di fare ingerenze su questioni che competevano solamente a lei. Il sindaco di Roma è stato eletto da centinaia di migliaia di cittadini. Chiediamoci perché quel famoso documento imposto dal direttorio non è stato firmato dalla sindaca di Torino Chiara Appendino. Raggi, invece, ha permesso a qualcuno di credere che potesse essere gestita da un gruppo di persone.

Il cosiddetto direttorio.

Sì. Luigi di Maio e Alessandro Di Battista non sono adatti a ricoprire quel ruolo, ci sono state troppe scivolate eppure non c’è mai stato un passo indietro. Di Battista ormai si preoccupa solo di gestire il rapporto con i media e va in giro a cercare voti, Roberto Fico si occupa solo dei meet-up che sono in subbuglio e Di Maio ancora oggi si occupa degli enti locali nonostante ci siano stati diversi problemi non di poco conto, penso a Quarto, a Livorno o ai comuni siciliani dove governiamo.

Lei crede, come ripetono tutti i media per l’ennesima volta, che questo pasticcio sia l’inizio della fine del M5S?

Credo che la storia sia ancora tutta da scrivere. Il punto è: chi oggi sta prendendo le decisioni, quanto è disposto a mettersi in discussione? Ormai è evidente che ci stiamo schiantando contro un muro. Noi stessi abbiamo detto che la conquista di Roma era un passaggio fondamentale per la nostra storia perché ci saremmo accreditati come forza di governo. Se non sappiamo decidere su un assessore cosa faremo quando saremo chiamati a nominare ministri e sottosegretari di un governo?

Che ne pensa dell’intervento di Beppe Grillo in soccorso del Movimento? Non siete proprio in buoni rapporti.

Mi chiedo: come può governare un paese un Movimento che quando si trova in difficoltà non sa far altro che rivolgersi al fondatore come fosse un padre? E’ un problema di credibilità, la colpa non è di Beppe Grillo. E’ evidente che a Roma stiamo assistendo a una lotta di potere senza esclusione di colpi, una situazione figlia della mancanza di regole chiare.

Lotta di potere dentro il Movimento 5 Stelle?

Sì, e non parlo dei poteri forti che hanno governato Roma. C’è qualcuno, al nostro interno, che sta cercando di affossare il direttorio.

Chi?

La famosa mail sull’assessora indagata che Luigi Di Maio non avrebbe compreso è saltata fuori dall’interno e il mittente ha un nome e cognome: Paola Taverna. Si sa che durante la campagna elettorale non era la sola ad avversare la sindaca Raggi. Forse dovremmo smetterla di andare in giro a dire che siamo sempre tutti uniti, molto meglio ammettere che le correnti all’interno del movimento ci sono e non si caratterizzano da personalismi ma sono legittimamente fondate su diverse idee programmatiche.