La battaglia sembra persa in partenza. Tra un mese, quando i cittadini marchigiani verranno chiamati a votare per le elezioni regionali, la vittoria della destra nei comuni colpiti dai terremoti del 2016 e del 2017 appare ineluttabile. E non sarebbe certo una prima volta: già alle politiche del 2018 e alle europee del 2019, i partiti del centrosinistra e della sinistra radicale sono rimasti al palo, con percentuali di molto inferiori rispetto alla già di per sé non esaltante media dei consensi raccolti dove il postsisma non è un problema di tutti i giorni.

Sono successe cose pazzesche: Casapound che in alcuni paesi ha preso più voti di Leu, l’elezione del sindaco di Visso (1.000 abitanti) al senato per la Lega – il fresco di rinvio a giudizio truffa, peculato e abuso d’ufficio Giuliano Pazzaglini -, la caduta di roccaforti in qualche modo storiche nel maceratese, Salvini scatenato in campagna elettorale con felpe di vario genere, Giorgia Meloni a seguirlo a ruota, i rappresentanti del Pd immortalati in comizi improbabili dentro piazze vuote, il governatore uscente Luca Ceriscioli che per anni si è ostinato a dire che stava andando tutto a meraviglia malgrado ogni dato, ogni fatto, ogni impressione dimostrasse il contrario. Quando poi, lo scorso febbraio, il presidente marchigiano decise di dichiarare guerra al governo sulla chiusura delle scuole alla vigilia del lockdown, nel cratere il commento era pressoché sempre lo stesso: «Magari si fosse sgolato tanto quando si parlava di terremoto».

A torto o a ragione, nelle Marche tutte le colpe di una ricostruzione che non è mai partita sono state addossate al centrosinistra, e non fa niente se per tutto il 2018 – forse l’anno peggiore di tutta questa storia – la partita sia stata gestita da un tecnico grillino (l’amletico Piero Farabollini) con la strettissima collaborazione di una schiera di professionisti vicini alla Lega: dodici mesi in cui la situazione è solo peggiorata e in cui i sindaci del cratere si sono lamentati a più riprese dello scarsissimo, praticamente nullo, coinvolgimento nelle poche decisioni prese.

In provincia di Ascoli, per tutta la zona della montagna terremotata, il Pd ha delegato la propria voce ad Augusto Curti, quarantadue anni, al terzo mandato come sindaco di Force, comune del cratere. Curti gode effettivamente di una certa credibilità sotto l’Appennino, anche se non si sa quanto riuscirà ad arginare la marea crescente della destra, che peraltro ha raggiunto la quadratura del proprio cerchio in un paesello terremotato, Acquasanta Terme, durante una cena di fine ottobre organizzata da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia per celebrare l’anniversario della Marcia su Roma.

A Macerata, l’alfiere del terremoto per il Pd è Sauro Scaficchia, esperto sindaco di Fiastra, il paese di nonna Peppina Fattori, la donna divenuta famosa per aver provato a costruirsi da sola una casetta di legno e la Regione faceva di tutto per sgomberarla, con il risultato di regalare una serie sterminata di photo opportunity a Salvini, che sul punto ha picchiato durissimo in più e più occasioni.

Domani, per il quarto anniversario, si farà vedere prima ad Amatrice e poi nei paesi dell’ascolano il segretario del Pd Nicola Zingaretti, accompagnato dal candidato marchigiano Maurizio Mangialardi e dagli aspiranti consiglieri regionali della zona. Difficile dire se il breve tour sortirà effetti e di qualche genere, anche è comunque l’unico governatore del Pd che è riuscito a non perdere la propria regione dopo il sisma.

In Abruzzo Giovanni Legnini ha ceduto con onore ma ha ceduto al fratello d’Italia Marco Marsilio – e ora è commissario alla ricostruzione -, in Umbria lo sventurato Vincenzo Bianconi è stato spianato dalla leghista Donatella Tesei.

Adesso è la volta delle Marche, e chi sa far di conto nel centrosinistra ha ormai familiarizzato con la certezza che nelle due province che più di tutte hanno subito il terremoto (Ascoli e Macerata) la destra farà bottino pieno e che, di conseguenza, complice una legge elettorale che avvantaggia i collegi di Ancona e Pesaro dove la sinistra è storicamente molto forte, l’unica possibilità di vincere è di prendere tanti voti nel resto della regione. Un calcolo spericolato. Forse disperato.