«Dobbiamo imparare dalla lezione della Sicilia. Per le regionali e non solo». Daniele Marantelli, deputato orlandiano ma soprattutto esemplare della rarissima specie degli eletti della sinistra dalla città di Varese, culla e capitale della Lega della prima ora. Per i Ds prima e per il Pd oggi è stato l’uomo-chiave dei rapporti con la Lega di Bossi. Fra i dem è il più attento alla ‘questione settentrionale’, tant’è che per sua iniziativa oggi sarà sentito in commissione il presidente della Lombardia Maroni. Oggi Marantelli lancia l’allarme sul voto regionale. «Ha ragione Giorgio Gori, in Lombardia serve un’alleanza ampia. E da subito. Se ci presentiamo come in Sicilia dando l’idea di un centrosinistra diviso, la stessa nostra proposta sarà indebolita».

Per la Lombardia avete scelto Gori senza primarie. Ora temete che senza Mdp il candidato non entri in partita?

Gori è un ottimo candidato, riesce a mettere insieme la rappresentanza della fascia pedemontana, come sindaco di Bergamo. Ma è autorevole anche a Milano, dove la sua precedente esperienza da imprenditore televisivo (fondatore della casa di produzione Magnolia e prima in Fininvest, ndr) è ricordata e apprezzata. Ora dobbiamo caratterizzare il nostro programma con elementi netti di distinzione dalla destra su sanità, ambiente e infrastrutture. Ma serve una coalizione larga, la più larga possibile. Del resto la sinistra popolare deve interpretare correttamente i valori di laboriosità, iniziativa individuale, innovazione, del risparmio e della piccola proprietà. Senza di essi la solidarietà sarebbe una parola vuota: giusto aiutare regioni e territori più deboli, ma secondo sacrosanti principi della solidarietà con il criterio della perequazione e non del malsano assistenzialismo, un virus che incoraggia populismo e satrapi locali di ogni genere.

Chiede l’alleanza, ma il Pd ha appena rotto con Mdp.

Faccio appello a Mdp perché torni al tavolo del programma a discutere.

La rottura si è consumata sulle primarie. Se volevate fare l’alleanza, perché avete lanciato il nome di Gori senza passare per i gazebo?

Non abbiamo trovato l’accordo sulla data delle primarie, loro le proponevano per i giorni subito precedenti al Natale dove la gente pensa alle feste e ai regali per i bambini. Ma ora dimostrino la stessa intelligenza e maturità politica che ci aiutò a conseguire tutti insieme il successo di Expo, grazie alla collaborazione del governo Renzi ma anche di tutto il centrosinistra. A partire dall’allora sindaco di Milano Pisapia. I grandi risultati si raggiungono con il gioco di squadra. Ora si ritorni a discutere.

Avete deciso voi, ed ora sono gli altri che devono mostrare maturità?

Quello che proponevano non era fattibile, il tavolo durava da tempo e la discussione sui metodi non poteva andare ancora per le lunghe. Le elezioni regionali sono domani, non c’è tempo da perdere, bisogna iniziare la campagna la campagna elettorale. E la Lombardia sarà determinante per il centrosinistra, il voto qui ha un diretto impatto sul governo nazionale.

Come in Sicilia, nel Lazio, come tutte le regioni. O no?

No, per la Lombardia bisogna fare un ragionamento. I governi del centrosinistra, quello dell’Ulivo del 1996 e quello dell’Unione del 2006, non sono caduti per i complotti di D’Alema, per un Turigliatto e un Mastella, come sostiene la vulgata. Quei governi hanno lavorato con la Lombardia e il Veneto contro, perché in quelle regioni il centrosinistra prese due sonore sconfitte nonostante il successo nazionale. E questo non ha permesso ai governi di lavorare. Il resto è sovrastruttura. Chiacchiere.

Non si governa con la Lombardia contro? Il centrosinistra è spacciato?

Parliamo di una regione che produce un quinto della ricchezza nazionale, e che in questa fase di ripresa economica è uno dei quattro motori dell’Europa: Baden-Württemberg, Rodano-Alpi, Catalogna e Lombardia appunto. Un polmone italiano in grado di spingere la ripresa del paese. Se i gruppi dirigenti del centrosinistra non capiscono questo non colgono il cuore della sfida lombarda.