«Miserabile». È l’aggettivo scelto dal viceministro Stefano Fassina – nel giorno in cui, ritirate le dimissioni, lo si immagina impegnato a riprendere possesso dell’ufficio al ministero dell’economia – ad alimentare un nuovo caso Maradona. Altrimenti destinato all’irrilevanza del ripetitivo: Diego contro il fisco italiano è un classico quasi quanto Gianni Minà che parla di Diego. E Minà c’era domenica sera in tv da Fabio Fazio, dove tutto è successo. In un attimo: Maradona, sprofondato in poltrona, aveva appena finito di imitare se stesso quando faceva le finte, più lento oggi con gli occhi che allora con i piedi, quando Fazio gli ha chiesto del suo debito con Equitalia. Risposta in uno slogan – «non sono un evasore» – e, purtroppo, in un un gesto. Quello classico dell’ombrello – ha fatto di molto peggio – peraltro ad accompagnare il racconto di quella volta che la guardia di finanza gli ha sequestrato due Rolex (valore settemila euro), come a dire: non mi fregate più. Poi Diego ha assicurato che intende andare fino in fondo alla lite con il fisco, a Fazio tanto è bastato, sono tornati ad argomenti seri, tipo il più bel gol della storia del calcio, e buonasera. Fino a Fassina che ieri mattina dalla radio ha chiesto di «perseguire con grande determinazione il gesto». Gesto, si è detto, «da miserabile».

Non poteva finire lì. Anche perché a controllare ogni fotogramma di Che tempo che fa c’è ormai Renato Brunetta, ospite giusto la settimana scorsa della trasmissione, e anche con uno share migliore di Maradona. Il capogruppo berlusconiano alla camera ha criticato soprattutto Fazio per aver «lasciato che il suo pubblico tributasse un’ovazione per quell’atto di volgare offesa, che irride la legge e gli italiani onesti». E siccome Brunetta è anche in commissione di vigilanza Rai, ecco preannunciata l’interrogazione per scoprire «eventuali compensi fatti giungere per vie traverse a Maradona» e pure, magari, se Fazio può essere sanzionato. Seguono a ruota contro calciatore e presentatore la Cisl, il Codacons, Scelta civica e naturalmente Equitalia: «È assurdo che si possa consentire a Maradona di fare il gesto dell’ombrello in una tv pubblica pagata dai contribuenti onesti». Fazio deve spiegarsi: «Il gesto dell’ombrello si poteva evitare, ma era doveroso da parte mia porre la questione sul fisco che in questi giorni non era stata affrontata». Fine? No, perché Equitalia cercherà di ripetere il sequestro con qualcosa di più sostanzioso dei Rolex, tipo i compensi che Maradona avanza dalla Rai per precedenti ospitate o magari quelli per la collana di dvd che il campione era andato a presentare in tv – in vendita con la Gazzetta dello Sport, prodotti dalla Rai e a cura di Minà. Del resto venerdì scorso gli esattori hanno fermato Maradona a Milano proprio per fargli rinnovare la firma sull’avviso di mora, che autorizza il sequestro ma scade ogni sei mesi. Deve al fisco quasi quaranta milioni.

La metà, però, sono interessi. E li deve perché non si è opposto alle prime notifiche, negli anni Novanta, che riguardavano i compensi del Napoli per gli anni d’oro 1985-1991 (due scudetti e una coppa Uefa). Altri campioni dell’epoca come Alemao e Careca hanno impugnato nei tempi giusti le notifiche e sono stati liberati, il Napoli ha goduto di un condono. Diego no, malgrado la sua schiera di avvocati (una volta si offrirono in cento), tra i quali l’ultimo si è imposto con il ruolo di portavoce. Si chiama Angelo Pisani, lo si è visto inquadrato in tv da Fazio, ed è in politica con la destra. A Napoli è presidente del municipio di Scampia, ha fondato un movimento di consumatori e una lista nazionale contro Equitalia, ha appoggiato il Pdl alle politiche. Ha anche chiesto a Berlusconi di andare a svolgere i servizi sociali da lui. Qualche anno fa aveva proposto una mediazione un po’ azzardata all’agenzia delle entrate, di quaranta milioni voleva restituirne tre e mezzo. Respinto.

Purtroppo Maradona è sempre stato bravissimo nello scegliersi le peggiori compagine. Ma è proprio lui che di se stesso autenticamente dice: «Non voglio essere l’esempio di nessuno». Naturalmente «fuori dal campo». E così gli tocca anche l’indignazione di Brunetta, che invece vuole farsi paladino dei «contribuenti onesti» avendo alle spalle il più illustre pregiudicato per frode fiscale, Silvio Berlusconi. Un altro a cui Maradona sta sul gozzo, e si capisce, almeno dal 13 aprile 1986.