Stefano Mantegazza, segretario della Uila-Uil, state protestando a Montecitorio con Flai Cgil e Fai Cisl contro l’estensione dei voucher in agricoltura. Cosa risponde al ministro del lavoro Luigi Di Maio secondo il quale non bisogna fare scontri ideologici?
Lontana da noi l’idea di qualsiasi scontro ideologico. Il nostro scontro riguarda invece il merito della norma che si intende approvare. Dobbiamo segnalare che l’incremento da 2.500 a 5 mila euro dell’importo che l’azienda può pagare al singolo prestatore in voucher equivale alla retribuzione di 70 giornate di lavoro dipendente. Visto che in agricoltura non si fa un lavoro accessorio, interpretiamo questa come una scelta precisa che tende a destrutturare il lavoro stagionale.

Cosa significa usare i voucher per un «monte orario complessivo presunto con riferimento ad un arco temporale non superiore a dieci giorni» come recita l’emendamento al decreto dignità sostenuto da Cinque Stelle e Lega?
Vuol dire che lo Stato rilascerà alle aziende un salvacondotto da mostrare alla guardia di finanza o ad altre istituzioni a dimostrazione di un rapporto di lavoro assolutamente improbabile. Questo l’emendamento garantisce all’azienda di disporre di un lavoratore per un arco temporale di dieci giorni con una garanzia minima di lavoro quattro ore per l’intero periodo. In pratica 20 minuti al giorno. Se arriva un’ispezione è tutto a posto, non c’è bisogno di dimostrare che si applica un contratto di lavoro e che quel lavoratore è sottoposto a un grave sfruttamento. La norma che si intende sostituire fissa invece l’arco temporale a tre giorni e garantisce al lavoratore una prestazione minima di 4 ore al giorno. Qui le quattro ore sono rapportate a dieci giorni. È una vergogna.

Lega e Cinque Stelle prevedono che per qualsiasi impresa lavorino, pensionati, studenti, disoccupati e percettori di sostegno al reddito presentino all’Inps un’autocertificazione. Cosa significa?
Renderà i lavoratori alla disperata ricerca di un’occupazione ancora più deboli. Pur di lavorare, li si costringerà a dichiarare anche il falso, ad esempio che fanno gli studente. In più questa norma rovescia l’onere della prova. Oggi è in carico all’azienda, se l’azienda assume una persona che non ha i requisiti paga un’ammenda perché compie una violazione. Domani, approvato il decreto, questo onere è a carico del lavoratore e l’azienda non sarà colpita da nessuna sanzione se si scopre che quel lavoratore non ha i requisiti di legge.

La maggioranza prevede anche l’estensione alle imprese del turismo «che hanno fino a 10 dipendenti». Quali sono in questo caso le conseguenze?
Sono del tutto evidenti: stiamo andando verso una destrutturazione del lavoro stagionale, a una precarizzazione ulteriore dei rapporti di lavoro, e all’eliminazione di diritti essenziali per i lavoratori di questo paese. Le faccio un esempio: la persona remunerata con i voucher non avrà diritto al trattamento di disoccupazione, né alla tutela della maternità, non avrà di fatto la possibilità di usare la contribuzione versata ai fini pensionistici.Il provvedimento si accanisce nei confronti di lavoratori precari rendendoli più precari e privandoli dei diritti che un paese civile ha costruito.

Nel settore agricolo, l’autocertificazione dovrà essere presentata anche per chiarire di non essere stati iscritti nel corso dell’anno precedente negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli. Cosa comporta?
La stessa cosa che si prevede accadrà nel turismo: precarietà.

Parliamo di norme che saranno contenute in un provvedimento battezzato «decreto dignità» che contiene una stretta sui contratti a termine e una nuova precarizzazione. Come possono convivere aspetti così dissonanti?
È una contraddizione. Non si può spacciare un decreto affermando che sarà una «Waterloo» per il lavoro precario e poi ampliare l’utilizzo dei voucher, privando i lavoratori di tutele e di diritti essenziali, rendendoli ancora più deboli e più facilmente ricattabili.

La Lega ha vinto anche questa partita?
Al momento sembrerebbe di sì.