L’equo compenso per gli avvocati pensato dal ministro di Giustizia Andrea orlando (Pd) è stato stralciato dalla legge di Bilancio (articolo 99). La commissione Bilancio del Senato, su proposta del presidente Giorgio Tonini, ha accettato di eliminare una norma «ordinamentale» con contenuti estranei al testo della manovra. Si interrompe così il percorso iniziato da Orlando intenzionato a garantire una misura di civiltà ma solo ai professionisti del foro, non alla totalità dei lavoratori autonomi iscritto agli ordini professionali, senza contare i freelance che non hanno un ordine di riferimento. La singolare decisione era stata presa, tra l’altro, per assicurare un’approvazione più veloce della norma licenziato nell’agosto scorso. Così non è stato, per motivi evidenti. Molte associazioni del lavoro autonomo, e in particolare degli avvocati, avevano sin da subito contestato l’orientamento di Orlando criticando anche la parzialità della norma. «Se fosse confermata la motivazione del rigetto – scrive in una nota la Mobilitazione generale degli Avvocati (Mga), una delle realtà più vivaci presenti sulla scena dell’auto-organizzazione del lavoro autonomo – si confermerebbe l’incompetenza di un Ministro della Giustizia che senza fatica è possibile annoverare tra i peggiori della nostra Repubblica». Nel frattempo, Chiara Gribaudo, responsabile lavoro del Pd, è tornata a chiedere una norma sull’equo compenso valida per tutte le partite Iva.