Fissate le poste di bilancio, ora si inizia a litigare per i (pochi) provvedimenti che potranno essere finanziati. E tutti i ministri più forti mettono già le mani avanti annunciando e dando per scontate misure che in realtà non lo sono, nella logica – confermata – del «sentiero stretto», mantra di Pier Carlo Padoan.
Ieri è toccato a Carlo Calenda mettere il cappello sull’allargamento delle misure alla base del piano Industria 4.0. I dati positivi sull’aumento della produzione industriale portano il ministro allo Sviluppo economico a chiedere più risorse alle imprese – pensa che novità – che cambieranno la loro strumentazione, specie tecnologica: «Superammortamento e iperammortamento, stiamo valutando entrambi. Per quanto riguarda l’iperammortamento riteniamo di allargare un po’ le categorie dei beni, mentre sul superammortamento dopo due anni ormai verificheremo se ci sono e quali sono cose da cambiare ma rimanendo comunque presente perché ha dato ottimi risultati», ha dichiarato Calenda a margine del G7 di Torino.
Negli stessi minuti – quasi a frenare la corsa alla spesa – dal ministero dell’Economia filtrava l’idea di ridisegnare e ridurre il costo dell’ecobonus, la misura che ha defiscalizzato le ristrutturazioni edili. I tecnici di Padoan lavorerebbero a legare la percentuale di detrazione agli obiettivi energetici dei diversi interventi, riducendolo, l’incentivo che riguarda i condomini. Si passerebbe da una detrazione secca a una legata alla modalità e agli obiettivi energetici degli interventi; mentre per i condomini si starebbe pensando a una modifica che prevede una riduzione dell’incentivo e l’inserimento di alcune restrizioni alla modalità di accesso.
Ma naturalmente il povero ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti si allerta e rilancia – sempre in modo informale – fantomatici «incentivi per l’incremento del verde».
Il tutto mentre il Nadef – la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza – è sempre appeso alla contrarietà di Mdp che continua a chiedere una «svolta sociale». Ieri però un sostanziale via libera al provvedimento è arrivato dall’Ufficio parlamentare di bilancio – organismo indipendente e mai tenero col governo. La stima di crescita per il 2017 (+1,5 per cento) è considerata «accettabile» mentre quella per il 2018 (a sorpresa aumentata sempre al 1,5 per cento) viene considerata «marginalmente al di sopra dell’estremo superiore delle previsioni». «Maggiori perplessità» destano quelle per il 2019 e 2020 (più 1,2 e 1,3 per cento) in quanto «in parziale controtendenza rispetto agli andamenti del prodotto globale ipotizzati nel quadro internazionale».
Un quadro sul quale pare rimarrà ancora il Quantitative easing, come confermato ieri da Mario Draghi nella sua terza audizione dell’anno al parlamento europeo. Una conferma dovuta «alla volatilità del cambio dell’euro» e «alla persistente bassa inflazione», spiega il numero uno della Bce.