Una manovra senza i suoi pezzi forti. Oltre all’esclusione di reddito di cittadinanza e Quota 100 – che si sapeva già saranno trattati in due disegni di legge collegati – il testo della legge di bilancio arrivata ieri sera in parlamento «bollinata» dalla Ragioneria generale dei conti non contiene – a sorpresa – nemmeno il taglio delle pensioni d’oro.

SETTANTACINQUE PAGINE per 108 articoli, gran parte dei quali rigarudanti i «titoli» sulla «crescita», «inclusione sociali, previdenza e risparmio», mentre i tagli sono ridotti agli ultimi articoli: «razionalizzazione della spesa pubblica» e «entrate».

Per il reddito di cittadinanza – come annunciato – si prevedono comunque le risorse stanziate: nove miliardi di euro l’anno, a partire dal 2019 per la dotazione del Fondo per il reddito di cittadinanza. Ma nel prossimo anno la maggiore spesa prevista, sottoforma di onere per i conti pubblici, è stimata in soli 6,8 miliardi di euro perché saranno dirottati i fondi già stanziati del Rei (reddito di inclusione) del governo Gentiloni.
Analogo impegno – 6,7 miliardi – è previsto nel 2019 per gli interventi sulle pensioni mentre lo stop agli aumenti Iva che sarebbero scattati il primo gennaio impegna 12,471 miliardi di risorse.

ALTRA SORPRESA: non ci sono i soldi per riparare le buche di Roma, annunciati alla vigilia. Sembra che sia stato il Tesoro a respingere la richiesta di finanziare la riparazione delle disastrate strade della capitale. Campidoglio e ministero delle Infrastrutture avevano chiesto 180 milioni di euro in tre anni. I soldi saranno trovati in altro modo, promettono dalla maggioranza.

Per le pensioni d’oro dunque per ora siamo al rinvio. Nella manovra la sforbiciata non c’è. Ma ci sarà, assicura il M5s, e arriverà via emendamento in commissione. Riguarderà gli assegni sopra i 90 mila euro. Saranno salvi quelli calcolati con il sistema contributivo e le «casse complementari».

L’ARTICOLO 75 SI TRAMUTA in una sorta di ricatto alle Regioni: quelle che non prevederanno il taglio ai vitalizi dei consiglieri avranno un taglio dell’80 per cento delle entrate. Le regioni avranno 4 mesi di tempo per adeguarsi al taglio già previsto per i parlamentari.

Altro giallo riguarda i fondi alla famiglia. Nel ddl salta l’articolo che aumentava gli stanziamenti di 100 milioni all’anno dal 2019 per il fondo a favore della natalità, maternità e paternità, così come invece previsto dalle versioni precedenti della legge di bilancio. Fonti di governo assicurano però che le risorse ci sono, in una tabella.

SUGLI INVESTIMENTI – cavallo di battaglia del ministro Savona – arriva una «centrale». Dal primo gennaio 2019 viene creata la «centrale per la progettazione delle opere pubbliche». Ci lavoreranno 300 persone, scelte da una commissione il cui presidente è designato dal premier e composta da 4 membri rispettivamente individuati dai ministri del Tesoro, del Mise, delle Infrastrutture e degli Affari regionali. Anche le Regioni dovranno adeguarsi al taglio dei vitalizi: chi non lo farà vedrà decurtati dell’80% (inizialmente la sforbiciata era del 30%) i trasferimenti, senza tuttavia toccare i fondi a Sanità, scuole per disabili e altri servizi essenziali.

MANTENUTA LA PROMESSA del taglio, seppur relativo, alle spese militari. Il ministro della Difesa dovrà tagliare 60 milioni di euro all’anno dal 2019 e ulteriori 531 milioni di euro nel periodo che va dal 2019 al 2031.
Nuova creazione è invece «Investitalia». Si tratta di una «struttura di missione per il supporto alle attività del premier di coordinamento delle politiche in materia di investimenti pubblici e privati». La dote iniziale è comunque bassa: 25 milioni all’anno dal 2019.

Nel capitolo lavoro arriva un taglio degli incentivi per i contratti di apprendistato. I fondi stanziati sono circa un terzo: 5 milioni dal 2019. Mentre sono previsti più docenti (400) nei licei musicali.