Decisamente ironica in copertina – con una grafica che rimanda all’iconografia dei Paesi dell’ex blocco sovietico – Fiorella Mannoia torna oggi con un nuovo album dal titolo, invece, molto più serioso Combattente (Columbia/SonyMusic) e soprattutto – come conferma l’interessata – «per una serie di coincidenze molto autobiografico». A partire dal pezzo da cui prende il nome e che porta la firma della giovane Federica Abbate, autrice fra l’altro di altre due tracce del cd: Nessuna conseguenza e L’abitudine che ho. «Quando l’ho ascoltata per la prima volta mi son detta che non avrei potuto scrivere frasi migliori per descrivermi. Ma è un po’ l’intero disco che racconta di me. Ad esempio I pensieri di Zo di Fabrizio Moro, mi riporta alla mia gioventù, sempre in continuo movimento. Oppure Ogni domenica con te, dedicata a mia madre scomparsa a luglio e che mi tocca nel profondo».

Le undici canzoni rappresentano una piccola svolta anche dal punto di vista dei suoni, a favore di una componente elettronica mai così presente nei precedenti lavori dell’interprete romana. «È stata una scelta, trovo si possa far convivere la canzone d’autore con il pop più moderno. Ci sono anche ritornelli facili e decisamente radiofonici, perché no ma senza tralasciare i contenuti, su quelli non posso prescindere la mia attenzione ai testi rimane la stessa non riuscirei a cantare parole che non condivido. È una parte del progetto concordata con Carlo Di Francesco, il produttore-arrangiatore insieme a Davide Aru».

Tra le firme fa capolino anche Giuliano Sangiorgi con la tagliente L’ultimo babbo natale e un ritorno, prezioso, Ivano Fossati per il brano che chiude il disco, La terra da lontano: «Con Ivano ormai lavoriamo così, lui scrive la musica e io il testo. Sono partita dalla terra per raccontare l’animo umano. Come il nostro pianeta sta metà al buio e metà alla luce anche noi siamo così, né tutti buoni né tutti cattivi». Sì, ma sempre più spesso ci si sente abitanti di serie A e di serie B, la vicenda di Goro insegna…: «Credo si faccia molto poco per la conoscenza l’uno dell’altro, perché le reazioni della gente sono generate dalla paura del diverso. Dovrebbe essere elaborato un progetto politico». Nessuna conseguenza, è una storia d’amore che finisce a causa di una figura maschile prevaricante. La realtà ci propone però finali tragici : «È un brano che descrive la violenza psicologica, il far credere ad un altro essere umano di non essere all’altezza. Racconto la ribellione della protagonista, è una presa di coscienza, non siamo il sesso debole».

Non solo musica, Fiorella Mannoia è anche al cinema fra le operaie protagoniste di 7 minuti di Michele Placido, appena uscito nelle sale: «Ho superato le paure, temevo di non farcela a recitare ma in qualche modo ogni cantante è un attore. Io vivo quel personaggio, il canto viene dopo, prima c’è la testa». Il film racconta la protesta di un gruppo di operaie contro la richiesta di tagliare la pausa lavoro e ridurla, appunto, di 7 minuti: «Oggi il mondo del lavoro sta subendo una deriva pericolosa. Cosa arriveremo a fare, come le operaie americane che avevano un pannolone perché in quella catena di montaggio non potevano andare a fare pipì? Stiamo tornando indietro di 100 anni, si riaffacciano antiche forme di schiavitù».