Ci sono i suoni dell’anima, i ritmi calienti, le rumbe e le melodie, gli afflati quasi morriconiani. Mannarino non si fa mancare nulla nel terzo album Al Monte, in uscita il 13 maggio, che arriva dopo Bar della Rabbia e Supersantos. È la chiusura di un trittico e la conferma di un talento visionario che mescola alto e basso, personaggi usciti dal quartiere di San Lorenzo a Roma, dove è cresciuto come artista da strada, fino ad arrivare nelle nove nuove canzoni che compongono il disco, a tratteggiare figure molto distinguibili, quasi archetipi stilizzati come figure bizantine. «L’approccio non è stato facile – spiega – ho avuto come un attimo di smarrimento. Poi ho pensato al ruolo del mio lavoro e della creazione di un disco, e improvvisamente mi è stato tutto più chiaro».

Molto meno chiara appare al trentacinquenne poeta-cantore romano tutta l’ansia di leggerezza che ci spinge a negare la crisi e a distrarci «per forza». «La crisi non la si combatte ignorandola, va raccontata. E allora ho scelto la strada di un disco diretto. Questi archetipi sono come carte dei tarocchi: l’imperatore, il militare, il carcerato, l’imperatore». Così Mannarino si mette in cammino: «Nella storia della letteratura ci sono spesso esempi di viaggi o pellegrinaggi chiarificatori; c’è in Dante, in Goethe o nello stesso Petrarca. Una liberazione quasi catartica perché ti purifica dalle costrizioni della società». E l’uomo arriva alla fine del percorso, quasi sublimato nel brano Le stelle, solo pianoforte e voce: «Nudo, dove non rinuncia alla propria spiritualità, che è però da intendersi come una spiritualità laica, più forte e consapevole».

Ne L’impero, Mannarino contempla i potenti e si augura che i loro palazzi crollino…. «È un pezzo che ho scritto di getto ed è figlio di quanto stiamo vivendo oggi. Un mondo fatto di sfruttamento e annichilimento dell’essere. Quello che a me è sempre piaciuto delle utopie comuniste e socialiste è la ragione dell’essere umano, per cui siamo tutti uguali alla nascita. Ora ci viene detto che è un concetto superato, e infatti guarda come siamo ridotti…».

È la cosiddetta economia della crescita: «Il capitale fa sì che l’uomo quando nasce è visto come un consumatore, e non come qualcosa di prezioso. L’errore del comunismo, a mio vedere, è stato di uniformare la massa per il funzionamento strutturale dello stato. Ma alla base il pensiero è invece bellissimo».

Il tour estivo di Mannarino parte a luglio, il 3 al Castello scaligero di Villafranca, il 6 sarà a Tolentino e il 9 a Roma al Foro Italico.