Il movimento contro la svolta autoritaria del governo Erdogan nato per difendere il parco Gezi quest’estate è tornato a riempire, ieri, le strade di tutto il paese nella seconda giornata consecutiva di proteste dopo la morte di Berkin Elvan, l’ottava vittima degli scontri di quest’estate. Il giovane, che aveva appena 15 anni, colpito alla testa da un lacrimogeno nel quartiere popolare di Okmeydani, a Istanbul mentre andava a comprare il pane, ha perso la vita dopo nove mesi di coma dopo che le sue condizioni si erano aggravate a inizio marzo.

Nella città sul Bosforo, decine di migliaia di persone hanno accompagnato la bara del quindicenne fino al cimitero di Ferikoy scandendo slogan contro il governo. “L’assassino di Berkin è Recep Tayyip Erdogan”, “Siamo tutti Berkin, uccidendoci non ci toglierai di mezzo” hanno urlato i manifestanti, per la maggior parte giovanissimi, molti gli studenti liceali. Quando dopo la sepoltura di Elvan, nel primo pomeriggio, il corteo si è diretto verso piazza Taksim la polizia ha caricato facendo largo uso di lacrimogeni e idranti su via Haskargazi. Gli scontri sono proseguiti fino a notte inoltrata nel centrale quartiere di Sisli, dove i manifestanti fuggiti nelle vie laterali hanno montato barricate, ma anche nei pressi di piazza Taksim, off-limits dallo sgombero del parco Gezi il 15 giugno. Segnate dalle violenze anche le manifestazioni di Ankara, Smirne e Eskisehir.

Nella capitale, dove erano stati gli studenti dell’Università tecnica del medio oriente a scendere in piazza in migliaia, le forze dell’ordine hanno disperso con idranti e gas lacrimogeni il presidio nella centrale piazza Kizlay e nel quartiere di Tuzlucayir arrestando più di 70 persone ha reso noto l’ordine degli avvocati di Ankara. Al corteo di Istanbul ha partecipato anche Mustafa Sarigul, candidato sindaco per Istanbul del principale movimento d’opposizione, il Partito repubblicano del popolo (Chp) e Sirri Surreya Onder, il parlamentare che ha bloccato le ruspe che demolivano i primi alberi del parco Gezi il 27 maggio, diventato un simbolo per il movimento contro il governo che ora corre per il pro-curdo Partito democratico dei popoli (Hdp) alle amministrative del 30 marzo.

Ieri il commissario Ue per l’Allargamento Sefan Fule si è detto “dispiaciuto” per la morte di Berkin Elvan e ha definito le manifestazioni: “una richiesta di democrazia del popolo turco”. Che cos’ho fatto? Ho forse ucciso qualcuno? Ho rubato qualcosa?” ha detto, invece, Erdogan ieri mattina a Siirte durante un comizio elettorale, sferrando un duro attacco al movimento pro-Gezi: “Gli alberi erano una scusa. La democrazia si conquista lanciando molotov e sfondando vetrine? I vandali di gruppi marginali di sinistra, il Partito di azione nazionalista (Mhp), il Chp e il (pro-curdo) Bdp e Fetullah Gulen fanno fronte comune per alimentare gli scontri, la pagheranno” ha aggiunto il premier che dopo gli scontri di quest’estate aveva definito “degno di un poema epico” l’operato delle forze dell’ordine. Kemal Kilicdaroglu, il leader del principale movimento d’opposizione, il Partito repubblicano del popolo (Chp), dal canto suo, lunedì ha puntato il dito contro il premier “Un bambino, Berkin Elvan è uscito per comprare il pane e ha perso la vita. Pensate che il premier telefonerà alla famiglia per presentare la e sue condoglianze? State sicuri che non lo farà”.

Nel corso dell’indagine partita a fine gennaio gli inquirenti non sono riusciti a individuare l’agente responsabile del ferimento del ragazzo. Tutti gli agenti interrogati hanno dichiarato, infatti, di non ricordarsi o non sapere chi ha sparato il lacrimogeno che ha ucciso Elvan: “Giocano al gioco delle tre scimmie, come se Berkin fosse stato colpito dallo spazio – ha dichiarato ieri sera il padre del ragazzo Sami Elvan nel corso di un’intervista trasmessa dall’emittente Cnn Turk che ha rivolto un appello al premier perché individui i colpevoli della morte di suo figlio: “se si muove lui in un’ora l’assassino del mio bambino uscirà allo scoperto.