La vittoria al primo turno del centrosinistra a Napoli era data come molto probabile, all’apertura delle urne è apparsa subito chiara l’affermazione di Gaetano Manfredi: triplicato il vantaggio sul candidato di centrodestra, Catello Maresca, azzoppato dalla cancellazione di 4 liste tra cui la Lega. A votare è stato solo il 47,19% degli aventi diritto, nel 2016 al primo turno aveva partecipato il 54,12% degli elettori. Ma l’anno scorso, alle regionali, in città erano andati alle urne appena il 46,1%. Alle 15 le prime proiezioni danno Manfredi al 64%, Maresca al 19%.

Alle 20, con 220 sezioni scrutinate su 884, il candidato di centrosinistra era al 64,56%, il pm in aspettativa al 21,14%, Bassolino al 7,12% e Clemente al 5,72%. Il Pd primo partito al 12,34%; M5S all’11,11; Azzurri Napoli viva (Fi più Iv e altri) al 5,41; Napoli libera (la lista dei deluchiani) al 4,51; Napoli solidale a Sinistra al 3,78. Nel centrodestra Fi al 6,51%; FdI al 4,31. Maresca fa sapere: «Ho fatto una scelta di vita, e penso di proseguire su questa strada», l’exit strategy dovevano essere le prossime politiche ma la certezza non c’è. «Per adesso resto in consiglio comunale» aggiunge. Potere al popolo (nello schieramento di Clemente) all’1,42%. Napoli in movimento (cioè i dissidenti 5S) appena allo 0,73%.

AL COMITATO ELETTORALE Manfredi arriva in serata. I 13 partiti della coalizione hanno seguito l’apertura delle urne nelle loro sedi. Alle 16 vengono dati in arrivo Luigi Di Maio, Roberto Fico e Giuseppe Conte. Dal Pd il vicesegretario Peppe Provenzano. Intanto, c’è il renziano Gennaro Migliore: Iv è in lista con i fuoriusciti di Fi, ieri erano schierati accanto al sindaco in pectore ma Migliore per mesi ha fatto la fronda chiedendo le primarie. Avrebbe voluto non solo partecipare ma anche cambiare la linea, bloccando l’alleanza tra Pd e 5S. Anche De Luca ha dovuto digerire il patto giallo rosso, che ha provato a impedire facendo valere il peso dei fondi regionali. Manfredi, però, è stata una scelta che ha condiviso siglando la tregua con il suo partito. Nel pomeriggio il governatore prova a mettere il cappello sul risultato: «È la vittoria dell’impegno a una piena collaborazione fra comune e regione».

MARCO SARRACINO, segretario provinciale dem, rivendica di aver fatto e difeso la scelta della coalizione: «Dopo un decennio in cui il Pd si era isolato, abbiamo ricostruito un centrosinistra ampio e credibile con il partito come perno dello schieramento. Il nostro lavoro si proietta verso le prossime politiche dimostrando che un perimetro progressista è possibile». Un occhio a Napoli e uno alle suppletive di Siena, a consolidare la posizione di Sarracino è anche il successo di Enrico Letta: il Pd partenopeo ha retto, nei mesi che hanno preceduto il voto, grazie alla sponda del Nazareno prima con Nicola Zingaretti e poi con lo stesso Letta (che non ha mai nascosto la sua distanza da De Luca).

ENTUSIASMO A CASA 5S, che su Napoli ha scommesso forte: Conte è venuto in città nel corso di tutta la campagna elettorale per testate sul campo il Movimento post Casaleggio. La mira è superare il Pd ma l’obiettivo non sembra raggiunto.

IN SERATA LO SCOOP: alla conferenza stampa di Manfredi per sancire la vittoria saranno presenti Provenzano, Di Maio, Fico e De Luca. La sala apprende con stupore: De Luca ha passato anni a picconare prima il Pd (di cui non ha mai voluto il simbolo alle comunali di Salerno) e poi i 5S, Di Maio il bersaglio preferito delle dirette social del venerdì. Ieri tutti alleati nella vittoria. Una coalizione però molto eterogenea che sarà complicato tenere insieme alla prova di governo.

ALLE 20.30 ARRIVA MANFREDI. Intorno al neo sindaco ci sono Di Maio e Provenzano a destra, De Luca e Fico a sinistra: «Se tanta gente non ha votato è perché i comuni sono stati abbandonati. Il nostro è il risultato più alto d’Italia. Napoli è una grande città europea. Mi hanno detto che sono troppo serio ma la città è seria con un’anima popolare. Ereditiamo un grande debito e una struttura amministrativa sfasciata, una grande povertà. Vogliamo stare al tavolo a testa alta, senza Napoli e il Sud l’Italia non potrà affrontare la sfida della post pandemia. Lavoreremo con la regione, con il parlamento che dovrà sentirsi responsabile del Mezzogiorno (ringrazio Fico) e con il governo (ringrazio Di Maio e Provenzano). Affronteremo la sfida del Pnrr e dello sviluppo, abbiamo meno asili nido d’Italia e la maggior percentuale di neet e di donne che non lavorano. Ma abbiamo anche talenti. Si volta pagina, è finito il tempo in cui ci si dimentica di Napoli». A conferenza stampa finita arriva anche Conte. In serata festa a piazza Municipio.