Attorno all’aura di mistero, ormai divenuta incertezza e confusione sulle sue reali condizioni di salute di Nelson Mandela, che l’ennesimo comunicato della presidenza Zuma ieri ha cadenzato litanicamente come «critiche ma stabili», è tutto un vociferare mediatico, soprattutto sul web e sui social network, spesso solo per tenere la notizia senza aggiungere informazione. Un chiacchierio accanto alla legittima prosa di chi si chiede invece quale sia la verità su Nelson Mandela, primo presidente nero ed eroe della resistenza del Sud Africa. Mandela, il combattente, il partigiano, la leggenda, l’uomo. Un «vecchio uomo», l’ha definito ieri il nipote Ndaba, fondatore della democrazia nella nazione arcobaleno divenuto icona che trascende i confini nazionali per confondersi tra le costellazioni mitologiche di cui l’umana terreneità ha bisogno per andare avanti.

Taci potrebbe voler dire il caro Madiba alla saga famigliare e alla lotta intestina che sta affliggendo i suoi membri per il marchio di famiglia da giorni e giorni e tra cui, unico esempio di silenzio dignitoso in tutto l’affaire famigliare, affaristico e mediatico, dicono i reporter sudafricani, è Graça Machel. La quale, chissà, cerca probabilmente di onorare l’umiltà, la dignità e la grazia che furono proprie di un leader come Nelson Mandela.
L’attuale moglie di Madiba, racconta la stampa locale, da 34 giorni ormai dorme su una sedia accanto al letto del marito e da lì si allontana a volte per non più di tre ore. Tanto sovrano e catartico quel silenzio che proviene dalla stanza del Mediclinic Heart Hospital di Pretoria – da parte di Madiba e dalla moglie Graça – quanto foriero di dubbio e di non buoni presagi il silenzio che da qualche giorno i media locali dedicano a Madiba.

Dopo le prime pagine e il conto dei giorni di malattia tenuto per settimane, improvvisamente tutto tace. Poche parole di intermezzo, frasi a mo’ di intercalare in pezzi dedicati alla vicende famigliari più che alla salute di Mandela. Nulla di sorprendente, se non si trattasse di Madiba. Che dopo più di un mese il quasi diktat litanico a cui è sottoposto non faccia più notizia? E non sembri strano parlare di diktat in riferimento al solito bollettino del «critico ma stabile». Tra notizie discordanti e a volte addirittura falsi, giuramenti in corte su un eventuale stato vegetativo, viene il dubbio che quel «critiche ma stabili» sia un’antifona politicamente corretta di ogni chiosa di giornata, sia nel bene che nel male. L’unico a non tacere in queste ore resta il dubbio, sulla litania della presidenza e sui vacui detti e non detti di amici e parenti.