Restano critiche le condizioni di Nelson Mandela, non già un capo di stato come tanti ma piuttosto l’icona stessa del Sudafrica libero dopo la dominazione bianca e l’apartheid. «L’uso da parte dei medici della parola “critiche” è una spiegazione sufficiente che dovrebbe far crescere la nostra preoccupazione», aveva dichiarato domenica scorsa alla Bbc Mac Maharaj, il portavoce di Zuma nonché ex compagno di prigionia di Madiba a Robben Island. A confermarlo è stato il presidente Zuma in una conferenza stampa tenuta a Johannesburg lunedì mattina durante la quale ha sostanzialmente ribadito, senza aggiungere ulteriori dettagli, quanto riportato già domenica dal comunicato della Presidenza sudafricana diffuso dopo che in serata lo stesso presidente – accompagnato dal vice Presidente dell’African National Congress (Anc) Cyril Ramaphosa – aveva fatto visita a Mandela all’ospedale di Pretoria. «I medici stanno facendo tutto il possibile per far sì che le sue condizioni migliorino e si stanno assicurando che Madiba sia ben assistito e non soffra molto. È in buone mani», aveva poi dichiarato Zuma. La notizia arriva dopo una settimana di dichiarazioni altalenanti e contrastanti che volevano Mandela prossimo a essere dimesso e in via di guarigione e poi in condizioni serie ma stabili, gelando gli animi di tutti, probabilmente anche quelli di chi un po’ – vuoi per timore, vuoi per obiettività o per una forma di esorcizzazione della realtà – se lo aspettava. Per il primo Presidente nero del Sud Africa, eletto nel 1994 durante le prime libere e democratiche elezioni, questa è la quarta ospedalizzazione in sei mesi ed è la prima più preoccupante, quella che più di altre sta portando la sua gente a sfatare il mito venerato della sua immortalità e costringendola a fare i conti con il tabù della sua morte e quindi della sua mortalità.

[do action=”citazione”]Si aggravano le condizioni del leader della lotta all’apartheid. I familiari e il presidente Zuma nell’ospedale dove arrivano visitatori da tutta l’Africa[/do]

L’African National Congress (Anc), il partito di Mandela, ha dichiarato «di aver preso atto con preoccupazione» degli ultimi bollettini medici e di unirsi a Zuma nel chiedere alla nazione e al mondo di pregare per Mandela, per la sua famiglia e per il team medico. Nelson Mandela, 94 anni, è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Pretoria l’otto giugno scorso per una infezione polmonare. Il suo stato di salute si è aggravato nel corso delle ultime 48 ore, dicono i medici. La Presidenza ha inoltre confermato che l’ambulanza che trasportava Mandela al Medi-Clinic Heart Hospital di Pretoria la mattina dell’otto giugno aveva subito un guasto imprevisto a seguito del quale si era dovuto attendere l’arrivo di un’altra ambulanza militare, giunta dopo circa 40 minuti riportano alcuni network. «Sono state prese tutte le precauzioni per garantire che le condizioni di salute dell’ex presidente Mandela non fossero compromesse» ha assicurato Mac Maharaj in aggiunta alle parole di Zuma secondo cui sul veicolo ci sarebbero stati sette medici e infermieri specializzati del reparto di terapia intensiva che hanno assicurato all’ex Presidente sudafricano tutta l’assistenza necessaria, smentendo indiscrezioni di alcuni organi di stampa secondo i quali Mandela avrebbe avuto quella notte un arresto cardiaco. Troupe televisive e giornalisti da ogni parte del mondo si sono concentrate fuori del Medi-Clinic Heart Hospital di Pretoria – in aggiunta a quelli che permanentemente sostano lì da due settimane – alcuni fino alle 3 altre fino alle 6 d ieri mattina. Mentre passanti e visitatori – dal Sudafrica, dal Ghana, dall’Etiopia e via dicendo – continuano a ornare il muro di cinta dell’ospedale con messaggi di buon augurio, affetto, riconoscimento.

«Vigilia tesa» intitolava ieri mattina, 24 giugno, il Cape Argus, un quotidiano locale sudafricano. Vigilia tesa, per ragioni profondamente diverse, come quella del 23 giugno 1995 il giorno prima della 1995 Irb Rugby World Cup, la Coppa del Mondo di Rugby 1995, la prima edizione ufficiale a cui il Sud Africa prese parte dopo la fine del regime dell’apartheid. Notte tesa per gli Springbok, la squadra di rugby sudafricana emblema del Sudafrica bianco dalla quale venivano esclusi giocatori neri, che il 24 giugno 1995 sconfisse la Nuova Zelanda aggiudicandosi la finale. Vittoria emblema del nuovo spirito di riconciliazione per cui Mandela era impegnato in prima persona, uno dei momenti più rappresentativi degli anni della sua Presidenza immortalato dall’immagine di Madiba in maglietta e berretto degli Springbok camminare nell’Ellis Park Stadium di Johannesburg per consegnare la Coppa al capitano Francois Pienaar.