Al teatro St. Martin’s di Londra da 46 anni va in scena Trappola per topi di Agatha Christie. Ieri anche alla Duma di Stato di Mosca si concedeva la solita stanca replica: in cartellone l’ultimo giorno di votazioni degli emendamenti alla Costituzione della Federazione prima dell’approvazione finale e il plebiscito di aprile in cui il popolo russo verrà chiamato a ratificarle.

TUTTAVIA PUTIN HA VOLUTO, come in ogni pièce che si rispetti, inserire un colpo di scena finale anche se dai palchi il tutto è sembrato scontato come quando calcano le scene delle compagnie provinciali di quart’ordine. Pochi minuti prima che si concludesse l’ultima sessione Tatyana Tereskova, eroina dell’Urss in quanto prima donna cosmonauta ad andare nello spazio e deputata in quota a Russia unita, ha chiesto che l’aula si pronunciasse sulla possibilità di eliminare la restrizione a 2 soli mandati consecutivi per il presidente della Repubblica oppure si azzerassero i mandati precedenti: una sorta di “doppio mandato zero” alla russa che guarda caso va a pennello proprio per il presidente in carica, il quale secondo la costituzione vigente avrebbe dovuto abbandonare il Cremlino nel 2024.

IL PARLAMENTO INCERTO sul da farsi ha chiamato in causa Putin, che trovandosi proprio nei pressi è immediatamente intervenuto alla Duma.
Putin ha in primo luogo escluso la creazione di una figura che si ponga come «consigliere anziano» del presidente nella figura del presidente del consiglio di Stato, una formula di cui si era ventilata la creazione per garantirgli il potere reale anche dopo la scadenza del mandato. Ha avvertito che è «sbagliato e pericoloso» conferire poteri presidenziali al Consiglio di stato, in quanto non eletto direttamente dal popolo. «In primo luogo, questo non ha nulla a che fare con la democrazia, e in secondo luogo, porterebbe a una scissione nella società» e «per la Russia, inevitabilmente a un doppio potere», ha spiegato Putin.

NIET ANCHE ALL’IPOTESI di dare la possibilità al presidente eletto di ricandidarsi innumerevoli volte alla massima carica dello Stato. Due mandati consecutivi saranno sufficienti per i presidenti del XXII secolo. «I cittadini russi in qualsiasi elezione – e nelle elezioni del capo di Stato – dovranno sempre avere un’alternativa, le elezioni devono essere aperte e competitive» ha sottolineato il presidente. Questo chiaramente, per il lontano futuro.

POLLICE ALZATO invece per l’azzeramento dei mandati precedenti che gli permetterà di restare al potere fino al 2036 quando avrà 84 anni. Tale proposta è democratica secondo Putin perché «significa rimuovere le restrizioni per qualsiasi persona, qualsiasi cittadino, incluso il presidente in carica, e consentire a tutti la futura partecipazione alle elezioni». Una misura che gli garantirà di essere “l’ultimo zar” prima di un passaggio pieno alla democrazia vera e propria per la quale secondo il monarca in pectore il paese non sarebbe ancora pronto, come ha dichiarato più volte. Nell’urna hanno votato contro solo i 44 deputati comunisti e la proposta è passata facilmente.

IN SERATA CON LA SCUSA del Coronavirus (20 casi accertati nel paese nelle ultime 2 settimane tutti esogeni) sono state vietate tutte le manifestazioni con partecipanti superiori alle 5 mila persone per un mese impedendo così fattualmente che si possa tenere una normale campagna elettorale. Al dunque Putin punterebbe a restare sul trono per 36 anni consecutivi, qualcosa meno di Pietro il Grande (39 anni) ma qualcosa di più di Josif Stalin (29 anni), anche se, come si sa, alla provvidenza non c’è limite.