Il comitato ristretto della Camera che indaga sull’insurrezione del 6 gennaio a Capitol Hill ha spiccato un mandato di comparizione per 5 politici repubblicani, tra cui il leader della minoranza Gop alla Camera Kevin McCarthy. Fino ad ora McCarthy e i suoi colleghi di partito hanno respinto le richieste del comitato di collaborare volontariamente, e McCarthy ha fatto sapere di credere che il comitato non abbia il diritto costituzionale per intraprendere un passo simile.

Dal canto suo il Comitato sta valutando da mesi se citare in giudizio i colleghi repubblicani, valutando se stabilire un simile precedente, che ha il potenziale di aprire le porte a una crisi istituzionale. Ma dopo l’ultima riunione in vista delle udienze pubbliche che cominceranno il 9 giugno ha preso la decisione, dopo avere riconosciuto che la l’indagine non può essere completata senza avere almeno tentato di costringere alla cooperazione i repubblicani più coinvolti nei piani di Trump per restare in carica.
«Abbiamo chiesto alla maggior parte di loro tramite lettera di farsi avanti, e quando ci hanno detto che non sarebbero venuti, abbiamo emesso la citazione – ha dichiarato Bennie Thompson, il presidente democratico del comitato che ha autorizzato le citazioni – È un processo, e i processi richiedono dibattiti e discussioni».
Uno dei temi centrali del processo riguarda le informazioni contenute in un nuovo file audio in cui di rivela che, nei giorni successivi all’insurrezione, il leader della minoranza aveva preso in considerazione la possibilità di chiedere all’allora presidente Trump di dimettersi.

L’audio ha anche rivelato che McCarthy durante una teleconferenza privata aveva detto ai deputati repubblicani che Trump aveva ammesso di essere il responsabile dell’attacco a Capitol Hill.
Ora il comitato vuole capire perché la posizione iniziale di McCarthy, molto critico con Trump, sia radicalmente cambiata, al punto da diventare ora uno dei suoi più accaniti sostenitori, e se questo cambio di rotta sia dovuto a delle pressioni di Trump fatte durante un incontro fra i due di fine gennaio 2021.
Gli altri rep del Congresso inclusi in questo giro di mandati di comparizione sono la stella nascente dell’ultra destra trumpiana Jim Jordan dell’Ohio, Mo Brooks dell’Alabama, Andy Biggs dell’Arizona e Scott Perry della Pennsylvania. Tutti i deputati i giorni precedenti al 6 gennaio hanno avuto con Trump contatti che il comitato ha definito «cruciali», e alcuni hanno parlato con l’ex presidente anche mentre la folla prendeva d’assalto il Campidoglio.

Il Gop, nel suo rifiuto generalizzato di deporre sotto giuramento fino ad ora ha citato una clausola della Costituzione.che protegge i membri del Congresso da ripercussioni legali per le loro azioni e parole ufficiali, ma i tribunali federali hanno hanno respinto questa difesa. Recentemente il giudice Tim Kelly, nominato da Trump, in una causa intentata dal Comitato Nazionale Repubblicano, ha spazzato via argomenti simili, e almeno altri 2 giudici sono giunti a conclusioni simili.