Si riparte dal Mattarellum rovesciato? È da prima dell’estate che Matteo Renzi si è convinto dell’utilità di non toccare le leggi elettorali. E di andare al voto con i due sistemi che ha consegnato la Corte costituzionale, ritagliando prima il Porcellum di Calderoli (per il senato) e poi il renziano (e mai utilizzato) Italicum (per la camera). Ma restare immobili non si può. Il presidente della Repubblica chiede innanzitutto al primo partito della maggioranza di armonizzare le due leggi. E allora per conservare, senza rivendicare, il doppio sistema, quello che con tutta evidenza apre le porte a un parlamento governabile solo da intese più o meno larghe, il segretario del Pd ha fatto arrivare sul tavolo della prima commissione della camera già quattro proposte di legge. Tutte impraticabili. Ora siamo alla vigilia della quinta.

Il ritorno al Mattarellum non ha mai avuto i voti (contrari M5S e Berlusconi), l’allargamento dell’Italicum piaceva ai grillini ma non a Berlusconi, il «Rosatellum» il Pd l’ha presentato e ritirato nella stessa settimana (nel frattempo piaceva solo alla Lega), il sistema para-tedesco, in realtà maggioritario col trucco, sostenuto a parole anche da M5S, Lega e Forza Italia, è stato fermato in aula dai franchi tiratori di Pd e Fi. E adesso altro giro. Per le poche settimane di legislatura che restano, peraltro già quasi tutte impegnate dalla sessione di bilancio.

Il Mattarellum rovesciato è un ammiccamento a Berlusconi, visto che i grillini sono dati per persi. Da sempre contrario alle leggi elettorali costruite sui collegi uninominali perché favoriscono i partiti radicati (ma il Pd lo è ancora?), il cavaliere potrebbe vederci un’alternativa al listone unico con Salvini. Al posto della vecchia percentuale – 75% di collegi uninominali e 25% proporzionali – adesso il Pd immagina una maggioranza di seggi assegnati col proporzionale, intorno al 65%, e una minoranza uninominali. Sia alla camera che al senato. En passant si abbasserebbe la soglia di sbarramento al livello che oggi è stabilito per la camera, come piace al partito di Alfano. Tanto il sistema è proporzionale per finta, perché del Mattarellum originale perde lo scorporo e soprattutto la possibilità del doppio voto. Com’era nel Rosatellum, il voto unico che si trasferisce dal candidato nel collegio alla lista che lo sostiene (o alle liste, con la ripetizione del nome sulla scheda) è un incentivo potente al voto utile.

La proposta, da verificare già oggi in ufficio di presidenza di commissione, ha due vantaggi collaterali: risolve per il Pd la grana Trentino Alto Adige (recuperando l’alleanza con Svp) e consente coalizioni precarie, pronte a sciogliersi dopo il voto. Ma due grandi ostacoli: pochi voti e poco tempo per la discussione. E quindi prevedibile che servirà solo ad allungare la lista dei tentativi e a precipitare verso il doppio consultellum.