Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale di Trump, si è dichiarato colpevole di cospirazione contro gli Stati uniti e di ostruzione alla giustizia. Su di lui pendevano molti più capi di accusa, ma così spera di archiviare le accuse rivolte mosse contro di lui.

Con Manafort il numero dei personaggi vicini a Trump che si sono dichiarati colpevoli nell’ambito dell’inchiesta sul Russiagate, è salito a cinque. Il mese scorso, in un processo in Virginia, Manafort era già stato giudicato colpevole di frodi bancarie ed evasione fiscale per oltre 16 milioni di dollari guadagnati facendo consulenza in Ucraina.

Tra poco dovrà affrontare un secondo processo a Washington Dc, stavolta relativo non a questioni fiscali ma politiche, dunque molto più pericoloso per Trump.

I termini dell’accordo tra Manafort e gli inquirenti non sono chiari. Si sa che l’intesa è regolata da un documento di 17 pagine, in cui si parla della collaborazione con il procuratore speciale Robert Mueller, che conduce l’indagine indipendente sul Russiagate e la potenziale collusione tra la campagna Trump e i russi.

In passato gli avvocati di Manafort avevano escluso tale cooperazione, ma ora le cose sono cambiate per l’ex capo della campagna presidenziale: rischia tra 8 e 10 anni di carcere.

Dichiarandosi colpevole, inoltre, Manafort ha perso la casa negli Hamptons, una proprietà a New York, una a Brooklyn e una ad Alexandria, in Virginia. E perderà anche tutti i fondi di quattro conti bancari e una polizza di assicurazione sulla vita.