L’intesa raggiunta a Malta sui migranti è il pretesto per Matteo Salvini per tornare ad attaccare Giuseppe Conte. «E’ un accordo del piffero», dice il leader della Lega parlando in Calabria nel corso di un’iniziativa elettorale. «E’ fumo, perché i porti degli altri si aprono solo su base volontaria, e gli immigrati ricollocati sono quelli portati dalle ong», prosegue. «Il problema è che il 90% di quelli che sono arrivati in Italia e in Calabria sono arrivati autonomamente e rimangono qua».

Quello a cui Salvini fa riferimento sono i cosiddetti sbarchi fantasma, piccoli gruppi di migranti che a bordo di barchini che per lo più partono dalla Tunisia, riescono ad arrivare fino alle nostre coste. Un fenomeno che però esisteva, tale e quale a oggi, anche quando ai vertici del Viminale c’era lui. Solo che, impegnato nella propaganda anti-ong, fino a ieri il leader della Lega ha preferito far finta che non esistesse. Adesso che in soli venti giorni il nuovo ministro Luciana Lamorgese è riuscita a ottenere dall’Europa quello che lui non è riuscito ad avere in 14 mesi di litigi, chiaramente deve attaccare. Anche perché il governo si prepara a mettere mano a uno dei suoi cavalli di battaglia come il decreto sicurezza bis, con i tecnici del Viminale che avrebbero messo a punto le modifiche richieste a suo tempo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Le parole dell’ex alleato naturalmente riaccendono così la miccia dello scontro, in realtà mai finito, con Conte. Ma contrariamente al passato, quando gli screzi quotidiani venivano ammorbiditi dalla necessità di mantenere l’alleanza, questa volta il linguaggio non lascia spazio alla diplomazia. «Salvini non deve avere gelosia e invidia, abbiamo compiuto un passo avanti storico, che non era mai successo prima», è la risposta che il premier dà parlando da New York dove si trova per l’assemblea generale dell’Onu. E Conte non risparmia le bacchettate anche per come la questione migranti veniva gestita quando i porti erano chiusi: «Io rispetto le opinioni di tutti, è nel mio Dna – dice – ma vorrei rimarcare che in passato tenevamo persone in mare e poi la redistribuzione era affidata alle telefonate mie e di Moavero. Ritenere che non ci sia stato un passo avanti è insostenibile». E per quanto riguarda gli sbarchi fantasma «c’erano anche prima», replica Conte: «C’erano barchini che venivano dalla Tunisia, un flusso contenuto che veniva dai Balcani e c’erano dei migranti che quotidianamente arrivavano al confine del Friuli Venezia Giulia: questo dobbiamo dirlo ai cittadini italiani».

Poca diplomazia anche nelle parole di Luigi Di Maio. «Salvini? Sui ricollocamenti e sui rimpatri faremo più di lui, forse non ci voleva molto» dice il ministro degli Esteri, che anche ieri è tornato a promettere importanti novità sui rimpatri entro venerdì.
Intanto al Viminale, dove nei mesi scorsi si è lavorato per mettere a punto il decreto sicurezza bis, adesso si lavora per riscriverlo seguendo le indicazioni del presidente della Repubblica. Da quanto si è appreso le modifiche sarebbero già pronte, e pur mantenendo l’impronta anti ong voluta da Salvini, rappresentano comunque una marcia indietro rispetto alla versione uscita dal parlamento.

Le prime a saltare sarebbero le super multe per le navi che non rispettano il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane: non più sanzioni comprese tra i 150 mila e il milione di euro bensì tra i 10 mila e i 50 mila euro, ripristinando così la versione originale del testo prima delle modifiche apportate dalle commissioni. Torna anche l’obbligo della recidiva perché una nave possa essere sequestrata. Novità destinate a riaccendere ancora una volta lo scontro con l’ex alleato di governo oggi all’opposizione.