Le operazioni di sbarco dei migranti dalla Lifeline sono andate avanti tutta la sera: mercoledì finalmente hanno messo piede a Malta i 233 naufraghi (uno era già arrivato a terra per le gravi condizioni di salute), salvati dalla Ong tedesca una settimana fa. Tre bambini e tre adulti sono stati portati in ospedale, gli altri nel centro di accoglienza. Per lo più soffrono di malnutrizione e sfinimento. Coloro che hanno diritto all’asilo verranno divisi tra nove paesi: a Malta, Belgio, Italia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Olanda si è aggiunta la Norvegia. Per i migranti economici sono previsti i rimpatri sotto il controllo delle istituzioni europee.

Il capitano della Lifeline, Claus Peter Reisch, mercoledì è stato portato in caserma per l’identificazione e riaccompagnato a bordo della nave, posta sotto sequestro. Ieri mattina è tornato nel quartier generale della polizia per un interrogatorio. Lunedì dovrà presentarsi in tribunale dove gli verranno contestate le accuse. Due i punti da chiarire: aver disatteso gli ordini del Centro di coordinamento di Roma, non consegnando i naufraghi alla Libia; aver utilizzato un natante non registrato nella categoria mercantili dell’Olanda ma in quella delle barche da diporto, con una stazza quindi troppo piccola per effettuare Ricerca e soccorso.

Il portavoce della Ong, Axel Steier, ha difeso l’equipaggio: «Il capitano ha scelto di non andare in Libia perché molte persone a bordo erano fuggite dalle prigioni libiche, dove erano state torturate e perseguitate, perciò non ci sembrava un porto sicuro. Siamo diventati i capri espiatori dalla politica, è chiaro che serva una soluzione europea». Sugli attacchi arrivati dall’Italia (il ministro degli Interni li definisce «fuorilegge») e Germania (l’omologo tedesco ha chiesto l’incriminazione del comandante), la portavoce di Lifeline, Marie Naass, ha spiegato: «Salvini ha detto che abbiamo violato le leggi e collaborato con gli scafisti, ma è falso. È stato sprezzante nei confronti delle persone a bordo, parlando di ’carne umana’, cosa che ci ha scioccato. Ma l’Italia è stata lasciata molto sola, non è giusto ma è comprensibile che chiuda i porti se il resto dell’Europa non si muove. Il comportamento del governo tedesco è scandaloso: da un lato ha bloccato una soluzione europea, dall’altro viene meno alla cooperazione e rifiuta la solidarietà».

I porti di Italia e Malta restano chiusi alle Ong. Ieri la spagnola Proactiva open arms ha denunciato di non aver potuto effettuare cambio equipaggio e rifornimento alla nave Open arms in nessuno dei due paesi. La sua altra imbarcazione, Astral, è in navigazione verso la Libia con a bordo quattro europarlamentari: tre spagnoli e l’italiana Eleonora Forenza.

L’Italia però nega di aver ricevuto la richiesta mentre Malta ha confermato di aver chiuso i porti alle Ong: il governo «deve accertarsi che le operazioni nell’area di responsabilità maltese siano conformi alle norme nazionali e internazionali. Finché non sarà fatta chiarezza non può consentire a entità con strutture simili a quelle oggetto di indagini di usare il porto». Bloccata a La Valletta anche la nave della Seawatch, sottoposta a controlli della documentazione. Entusiasta Salvini, che sui social commenta: «Malta chiude i suoi porti alle navi delle Ong straniere? Bene, quindi vuol dire che avevamo ragione noi». Ma Medici senza frontiere Italia punta il dito contro il governo e il premier Conte: «Il cambiamento da lei evocato assomiglia a vecchie politiche, ciniche e fallimentari».