A pensarci bene c’è una cosa che più di tutte manca dal punto di vista storico alla serie italiana dedicata agli anni di Tangentopoli e all’ascesa di Berlusconi, ovvero le mostruose condizioni di dissesto finanziario a cui giunse in quel momento la storia della repubblica italiana.

Dal tremendo ’92 in avanti il debito pubblico è diventato infatti un convitato di pietra immancabile di tutte le discussioni politiche e non, si poteva sentirne parlare perfino nei bar o nelle panchine dove sono seduti i pensionati.

La questione però nel corso degli anni ha riguardato anche molti altri paesi a parte l’Italia, fuori e dentro l’Europa, invadendo sempre di più lo spazio della politica fino a fagocitarlo. Una situazione mostruosa, uno scenario horror con, per protagonista la gigantesca piovra della finanza, con i suoi cavalier serventi: funzionari, manager, agenti, broker, il Fondo monetario internazionale, la troika e così via.

Tutti addentellati di un impero sempre più forte e inattaccabile.

Lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi è quello di un mondo in cui il capitale si sgancia progressivamente dalla forza- lavoro e in cui i soldi valgono per sé stessi, in quanto tali, cioè soldi, cifre.

Forse sono partiti da qualcuna di queste considerazioni Marco Taddei e Simone Angelini, per costruire la loro nuova graphic novel uscita in queste settimane: Malloy. Gabelliere spaziale (Panini Comics, € 19,90).

Siamo in un universo denominato Paravatz, retto da Lastrodeq III, un imperatore in camicia bianca, cravatta nera, calvo e con occhiali, insomma il perfetto identikit del funzionario.

Siamo in un giorno importante per questo mondo parallelo, perché viene eletto il Gabelliere dell’anno, ovvero il più zelante riscossore di tributi.

“Un cittadino che paga le sue gabelle- dice una sorta di presentatrice all’ingresso dell’enorme sala in cui dovrà avvenire la premiazione- è un cittadino buono, un cittadino che paga molte gabelle, magari le gabelle del suo vicino che è in difficoltà, quello è un cittadino migliore…” e così via.

Ci sono tutti i gabellieri tranne uno, il più efficiente di tutti, quello che da anni vince ogni volta la competizione: Malloy. Mentre tutti si interrogano sulle ragioni di quella poltrona vuota, la serata volge al peggio. Un uomo armato di un fucile laser potentissimo irrompe nel teatro e semina il panico.

L’umorismo surreale degli autori dissemina battute e situazioni di glaciale ironia come quella in cui una donna dal viso di gatta, appena arrivata la polizia, racconta che l’attentatore è appena scappato “come un sorcio…”, “come un qualsiasi codardo spaziale… senza nemmeno violentarmi…”

Nel frattempo anche nelle stanze dell’Imperatore accade qualcosa di inaspettato, nientemeno che un Golpe interstellare, guidato da una donna con i denti aguzzi come uno squalo, al servizio di un fantomatico “BigBigboss” con cui comunica via sms.

“Imperatore- sono le sue prime parole appena entrata nell’ufficio imperiale- la sua guida in questi anni è stata fallimentare. Una linea grigia all’orizzonte che non distingueva l’alto dal basso. Un vero successo di disapparenza. Tutto il paravatz è permeato di questa assenza di lungimiranza ormai da secoli. E’ giunto il tempo di cambiare.”

L’imperatore cerca di interloquire dicendo che la mediocrità è l’unico modo per governare questo mondo retto da leggi, anzi varrebbe la pena di usare il termine algoritmi, tanto astrusi da essere incomprensibili al di fuori delle macchine. Ma non c’è niente da fare, la donna di nome Monroe, ex gabelliera anche lei, ha ormai preso in mano la situazione, da una scatola di acciaio anodizzato fa uscire fuori un mimoide, ovvero un essere gelatinoso capace di prendere in tutto e per tutto le sembianze del Paravatz.

I golpe in questo universo disfunzionato non hanno più bisogno di eliminare gli oppositori, basta farli sparire dalla circolazione per sostituirli con delle copie conformi per non turbare la mediocrità dei miliardi di esseri che vi abitano.

Il nuovo Paravatz chiama il suo uomo più fidato, il gabelliere più gabelliere di tutti, Malloy e gli ordina di dirigersi sulla Terra, dove risulta un ammanco di 677 miliardi di zlon-dollari (la moneta corrente).

Il ritorno sul pianeta sarà pieno di sorprese per Malloy e anche per noi, tra ribelli in cerca di una vita tranquilla, cavalli dalle sembianze umane, esseri con un occhio solo, palazzo Bilderberg diventato sede del parlamento…

Dopo Anubi, in cui una divinità molto antica e molto vetusta si trova ad avere a che fare con il nostro mondo così poco propenso a credere e a votarsi a qualcuno, figuriamoci se imparentato in qualche modo con l’Antico Egitto, in Malloy Angelini e Taddei utilizzano la fantascienza per parafrasare lo scenario dei nostri giorni, utilizzando la chiave dell’avventura e della satira.

In questa corposa graphic si troveranno riferimenti a personaggi e a situazioni anche recentissime, senza perdere però mai di vista il fatto che stiamo leggendo un’avventura a fumetti scritta con l’intento di divertire.

Alle molte scene in cui la comicità trova i suoi canali talvolta verso l’equivoco verbale, oppure in situazioni strane, al limite del non-sense, si vengono poi a trovare dei passaggi in cui il duo degli autori offre una vera e propria chiave di lettura teorica al mondo che ha creato. Ed è così che sono ben trovate le parole del vecchio Karl Kraus poste alla fine del volume:” Se l’ordine non ha funzionato, ben venga il caos”.

E sono proprio il risultato di un caos scompaginatore queste avventure di Malloy, anti-eroe per caso.