Günter Wallnofer è un piccolo produttore biologico di latte. La sua azienda agricola punta sulla diversificazione. Nei suoi 20 ettari coltiva verdure per il consumo familiare, cibo per maiali, pecore, giovenche e per le sue vacche da latte. Ha l’aria di un gigante buono ma determinato, quando si tratta di salvaguardare la salute della sua famiglia e delle sue bestie. Viene da Malles un piccolo centro della val Venosta (Alto Adige). Il primo comune libero da pesticidi in Italia. Dal 2018, infatti, non sarà più possibile per gli agricoltori utilizzare la chimica per proteggere le loro colture dai parassiti.

Quella di Günter e degli altri contadini bio non è stata una battaglia facile. Ci sono voluti cinque anni perché il consiglio comunale della cittadina modificasse il suo statuto e abolisse l’uso dei pesticidi sul suo territorio. Nel 2009 in quella zona della val Venosta si sono insediate le prime piantagioni di mele. Günter se lo ricorda bene perché è da quel momento che sono cominciati i problemi per i produttori biologici come lui. Un anno dopo l’arrivo dei meleti, le analisi mostravano che il fieno destinato alle vacche di Günter non rispettava più i parametri dell’agricoltura biologica. Questo perché i campi più vicini alle piantagioni di mele risentivano della presenza di pesticidi trasportati dal vento.

Da quell’anno è cominciata la battaglia dei contadini. Prima hanno cercato di sensibilizzare le autorità altoatesine, perché trovassero una soluzione di convivenza tra le piantagioni convenzionali e l’agricoltura biologica. Se l’atteggiamento delle istituzioni è stato attendista e poco chiaro, tutt’altra è stata la reazione dei cittadini. L’assunto era molto semplice: se i pesticidi erano stati rilevati nei campi biologici voleva dire che erano ovunque, anche in città. Così sono nate numerose associazioni e comitati per la messa al bando dei pesticidi. La transizione in senso ecologico è avvenuta grazie all’alleanza tra coltivatori biologici e cittadini, Günter ne è assolutamente convinto. Se fosse rimasta una battaglia di settore nulla sarebbe cambiato: «Abbiamo sentito il sostegno della popolazione: noi agricoltori da soli non ce l’avremmo mai fatta». La svolta è arrivata nel 2015 quando è stato indetto un referendum popolare, contro la volontà delle autorità regionale e provinciale. Il quesito era chiaro: abolire l’uso dei pesticidi o consentirlo? A votare è andato il 70% della popolazione e il 76% ha chiesto di vietare l’uso della chimica di sintesi in agricoltura. Il consiglio comunale però non ha ratificato subito l’esito referendario. E’ stato solo dopo le elezioni comunali, con il rinnovo del consiglio, che i sostenitori della consultazione sono riusciti a modificare l’agenda politica e a rispettare la volontà espressa dai cittadini.

Il nuovo regolamento per l’uso dei pesticidi prevede l’abolizione della chimica per tutte le nuove coltivazioni e due anni di transizione per gli agricoltori che utilizzano abitualmente i pesticidi nei loro campi.La decisione non è andata giù ai produttori di mele, come racconta Günter: «Hanno reagito in modo molto aggressivo e hanno minacciato ricorsi». Ed è proprio quello che hanno fatto 44 contadini della zona rivolgendosi al Tar di Bolzano per bloccare la decisione. Il tribunale amministrativo, però, nel luglio del 2017 ha dichiarato inammissibile il ricorso. «Esiste già a Malles una produzione biologica di mele» spiega Günter, aggiungendo che «nessuno dice loro di andare a produrre da un’altra parte, ma di fare a meno dei pesticidi, e questo è possibile». Molte delle mele che troviamo sugli scaffali dei supermercati arrivano proprio dalla val Venosta e non tutte sono coltivate con metodo biologico.

Nel 2015 Greenpeace pubblicò le analisi effettuate sulle mele acquistate nei supermercati di undici paesi europei, tra cui l’Italia. Secondo questo documento, l’83% delle mele, coltivate con metodo convenzionale, presentava tracce di pesticidi. Nei 109 campioni di mele convenzionali erano presenti residui di sostanze tossiche per api e altri insetti impollinatori. Nello stesso anno l’Autorità Europea per la sicurezza degli alimenti, l’Efsa, rassicurava i cittadini che nel 97% dei campioni di alimenti valutati dall’agenzia la presenza di pesticidi rientrava nei limiti di legge. Tra i prodotti analizzati c’erano proprio le mele. Malles non è sola in Europa. Dal 2009, infatti, esiste una rete di città libere dai pesticidi: dal Belgio alla Svezia, dalla Francia alla Danimarca. Si tratta della Pesticide free towns. La rete monitora i progressi in tutta Europa, indicando anche il percorso da seguire per completare la transizione in senso ecologico