E’ stata confermata ieri la morte di un ostaggio francese rapito in Mali il 20 novembre 2012, poco più di un mese prima dell’avvio dell’intervento della Francia contro la presenza terrorista nel paese, con l’operazione Serval. Gilberto Rodriguez Leal, 62 anni, era un viaggiatore, originario della Lozère. Il suo rapimento è stato rivendicato dal Mujao (Movimento per l’unicità della jihad in Africa occidentale), un’organizzazione radicale anche molto implicata nel traffico di armi. Il Mujao ha fatto sapere che Rodriguez Leal “è morto perché la Francia è nostra nemica”. Secondo il ministero degli esteri francese, la morte dell’ostaggio dovrebbe risalire a qualche settimana e sarebbe dovuta a una mancanza di medicinali. François Hollande, quando ha ricevuto al ritorno in Francia i quattro giornalisti liberati in Siria lo scorso fine settimana, aveva fatto riferimento ad altri due francesi ancora ostaggi, tra cui Rodriguez Leal, “verosimilmente morto da qualche settimana, a causa delle condizioni di detenzione”. Un altro ostaggio è ancora prigioniero in Mali. Serge Lazarevic era stato rapito nel novembre del 2011 nel centro del Mali, assieme a Philippe Verdon, poi assassinato dai rapitori. Il 3 novembre scorso, a Kidal, sono stati uccisi due giornalisti di Rfi, Ghislaine Dupont e Claude Verlon.

Questi esempi dimostrano che il Mali resta una terra rischiosa. L’operazione militare Serval, in atto dal gennaio 2013, prosegue, senza essere riuscita, per il momento, a sradicare i focolai di terrorismo, soprattutto nel nord del paese. Anzi, dopo poco più di un anno di intervento, ci sono segni inquietanti di un ritorno delle forze jihadiste. Negli ultimi tempi, si sono moltiplicati gli incidenti con le forze francesi, del Ciad e dell’esercito regolare del Mali. La forza internazionale, la Mimusma, forte di 6mila uomini, resta impotente. La Francia non è riuscita a coinvolgere i partner europei in questa operazione militare, che era stata presentata come un intervento necessario per difendere l’Europa dal terrorismo. Il Mali ha potuto comunque tenere le elezioni presidenziali. A fine febbraio, il presidende del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, si è recato in Mali per incontrare il presidente Ibk (Ibrahim Boubacar Keita) e ha confermato il prolungamento fino al 2016 della missione europea, che si limita pero’ alla formazione di militari locali. Ma i partner della Ue hanno fatto poco di più per venire in aiuto della Francia, a parte qualche sostegno di tipo logistico. Parigi è anche in difficoltà nell’altra operazione militare decisa da Hollande, Sangaris in Centrafrica. Qui la situazione sul terreno è sempre più drammatica, gli scontri interreligiosi continuano, degli alleati africani della Francia hanno già abbandonato perché accusati di essersi schierati con una delle forze in campo. I militari francesi ormai denunciano ad alta voce le difficoltà quotidiane a cui vanno incontro, a partire dalla mancanza di mezzi economici. Ma anche in Centrafrica la Francia è stata praticamente lasciata quasi sola dai partner europei.