In Iran i casi di Covid-19 salgono a 312.035, con 2.598 contagi registrati ieri. Le nuove vittime sono 215 (il giorno prima erano 200), dati che portano il totale dei decessi confermati a 17.405. I ricoverati in terapia intensiva aumentano a 4.104, mentre i pazienti guariti crescono a 270.228. Nel complesso, i test effettuati finora sono oltre due milioni e mezzo.

Lo ha riferito nel suo bollettino quotidiano la portavoce del ministero della Salute iraniano. La televisione di Stato iraniana ha fatto due conti e comunicato che ogni sette minuti nella Repubblica islamica un individuo muore di Covid-19, dopodiché ha mandato in onda le immagini di strade affollate dove ben poche persone indossano la mascherina, obbligatoria nei luoghi chiusi e sui mezzi di trasporto pubblico. L’obbligo viene fatto rispettare negli uffici governativi, nelle banche e nelle cliniche. Per il resto, tutti senza.

L’IRAN RESTA il maggior focolaio di coronavirus in Medio Oriente, ma la popolazione non sembra farci caso. Il lockdown è durato poco perché il paese è sotto sanzioni statunitensi e non si potevano bloccare le attività. Da quando sono riprese, c’è stata la seconda ondata: i contagi sono aumentati e le zone rosse sono numerose.

Citando uno studio del ministero della Sanità, a luglio il presidente Hassan Rohani aveva affermato che 25 milioni di iraniani erano stati infettati e ulteriori 35 milioni sono a rischio di contrarre il virus nei prossimi mesi. Il tessuto sociale caratterizzato da famiglie allargate e dal bazar è il più adatto alla trasmissione del virus.

Il pericolo è reale, ma gli iraniani fanno orecchie da mercante: non mettono la mascherina e non rispettano il distanziamento sociale. Il ministro della Sanità Saeed Namaki ha biasimato la popolazione, ma non è servito.

ORA AD ALLARMARE i cittadini iraniani pare essere il servizio mandato in onda ieri dall’emittente britannica Bbc che trasmette in persiano ed è spesso accusata dalla leadership iraniana di collusione con i suoi peggior nemici. I giornalisti della Bbc hanno avuto accesso ai dati di ammissione negli ospedali: nomi, età, genere, sintomi, durata del ricovero, condizioni pregresse. Informazioni riservate, fornite da una fonte autonoma.

Secondo l’inchiesta dell’emittente, il primo decesso da Covid-19 sarebbe avvenuto il 22 gennaio scorso, un mese in anticipo rispetto a quanto dichiarato, le vittime reali sarebbero quasi il triplo dei dati ufficiali (circa 42mila morti al 20 luglio, quando il conteggio governativo era di 14.405 decessi) e i contagi quasi il doppio (oltre 451mila contro i 278mila confermati sempre al 20 luglio).

La località più colpita è Qum, la città santa dove le autorità hanno esitato a chiudere i mausolei. Quasi duemila morti sono stranieri: migranti e rifugiati, per lo più provenienti dal vicino Afghanistan.

In risposta al servizio giornalistico della Bbc, le autorità di Teheran negano categoricamente di aver diffuso dati falsi sull’emergenza coronavirus e accusano «certi media stranieri» di diffondere «il panico tra la popolazione».

«Tutte le statistiche internazionali sulla pandemia possono essere soggette a cambiamenti, se si considerano differenti criteri di catalogazione della malattia. Se l’Iran avesse voluto nascondere le cifre reali, le cifre sarebbero state diffuse in modo ritardato e non con regolare cadenza quotidiana», ha osservato la portavoce del ministero.

LA PANDEMIA è però soltanto uno degli elementi che mettono in difficoltà l’economia della Repubblica islamica, secondo la Banca mondiale in calo del 6 percento.

Tra gli altri ingredienti ci sono lo scontento della popolazione, le sanzioni statunitensi e di conseguenza la carenza di farmaci e disinfettanti, il sovraffollamento degli ospedali, la stanchezza del personale sanitario, la presenza costante di forze armate straniere nel Golfo persico e venti di guerra che diffondono più paura del virus. Un cocktail esplosivo.