Perché Rue Commines 26 è così importante per Gabrielle, al punto da scendere dalla macchina abbandonando il marito e, soprattutto, il figlio che a breve si esibirà in un concorso per pianisti a Lione?
Perché in quell’edificio forse abita ancora André Sauvage, un uomo che appartiene al passato di Gabrielle. E Mal di pietre, diretto da Nicole Garcia e tratto dal romanzo omonimo di Milena Agus, narra la storia proprio di quel passato, dell’incontro di Gabrielle (Marion Cotillard) con André (Louis Garrel).

Tutto ha inizio con un desiderio non corrisposto. Un mal d’amore e di sensi. La famiglia pensa bene di risolvere il problema consegnando la giovane donna, considerata una pazza, a José (Alex Brendemühl), uomo umile e schivo, fuggito dalla Spagna franchista. Gabrielle vorrebbe altro, ma alla minaccia di essere internata, cede e si sposa. Niente amore, né gesti affettuosi, né parole, né sguardi. In soccorso di Gabrielle giunge un malessere, questa volta fisico, e il conseguente soggiorno in un sanatorio. È qui che incontra André, tenente reduce dalla guerra d’Indocina. Ed è il momento dei desideri corrisposti. Ma non della vita immaginata, se è vero che Gabrielle è in quella macchina con José, l’uomo schivo e umile dimenticato da una regia sbrigativa e poco interessata alla vita degli altri.