Parlando ieri a Belfast, il neo leader del Dup, Jeffrey Donaldson, partito unionista di maggioranza, ha minacciato di ritirare «entro qualche settimana» i propri ministri dall’esecutivo, se non verranno apportati cambiamenti al cosiddetto protocollo anglo-irlandese. Il protocollo, siglato dopo lunghe negoziazioni tra Londra, Dublino, la Ue e i partiti del Nord, tra cui anche il Dup di allora, prevede lo spostamento del confine doganale tra UK e Irlanda del Nord sul mare, per evitare il ritorno a un confine duro tra le due Irlande.

LA DISPOSIZIONE, che di fatto mantiene economicamente l’Irlanda del Nord all’interno della Ue nonostante la Brexit, è vista dalle frange unioniste come un primo passo verso un cambiamento costituzionale che potrebbe portare alla riunificazione dell’Irlanda. Conscio di queste preoccupazioni, Donaldson, ha affermato che «bisognerà capire se esista il bisogno di un’elezione dell’assemblea parlamentare per avere un nuovo mandato, qualora non si affrontino e risolvano i problemi relativi al protocollo e al suo impatto, che danneggia l’Irlanda del Nord giorno dopo giorno». Ha poi annunciato che il partito ritirerà i suoi rappresentanti dalle istituzioni di raccordo tra nord e sud sancite dall’accordo del venerdì santo del 1998. L’unico ambito in cui proseguirà la collaborazione sarà quello sanitario. Il problema che Donaldson solleva ha implicazioni legali, poiché il protocollo prevede di implementare di leggi europee in Irlanda del Nord, nonostante quest’ultima sia costituzionalmente al di fuori dell’Europa.

LE REAZIONI POLITICHE non si sono fatte attendere. Il ministro degli Esteri di Dublino Simon Coveney ha assicurato che il dialogo col Dup è stato continuo nelle settimane passate, il che fa pensare che la mossa di Donaldson sia elettoralistica e mirata a recuperare il terreno perduto dal partito negli ultimi mesi. Anche il leader del Socialist Democratic Labour Party, Colum Eastwood, parla di interesse egoistico destinato a non fare il bene di alcun settore della società irlandese.

La leader di Sinn Féin, Mary Lou McDonald, definisce l’uscita del collega una trovata elettorale «sconsiderata e irresponsabile», e la sua posizione trova sponde anche nell’unionismo moderato. Il capo dello Uup, Doug Beattie, la reputa foriera di instabilità, soprattutto durante una pandemia in cui «non ci si può permettere che le istituzioni collassino». Di tutt’altro tenore l’opinione degli oltranzisti del Tuv, che con il leader Jim Allister elogiano le «belle parole» di Donaldson, dichiarando però che «a contare sono i fatti».

LA POSIZIONE DI DONALDSON parrebbe quasi giustificata dall’opinione del governo britannico, critico, di recente sul funzionamento del protocollo. Il portavoce ufficiale di Boris Johnson ha infatti affermato che la situazione «mette a nudo le reali pressioni che il protocollo sta causando in Irlanda del Nord, e la mancanza di un supporto intercomunitario sull’attuale stato delle cose». Ha aggiunto che «senza tale supporto, il protocollo non può rivelarsi sostenibile a lungo termine».