Vadimir Plahotniuc, l’oligarca che dal 2016 sembrava tenere in pugno istituzioni ed economia della Moldavia, ha lasciato il paese. Il nuovo governo guidato dalla leader della coalizione Acum, Maia Sandu, è nato grazie a un accordo con il Partito socialista del presidente Igor Dodon.

Signora Sandu, la Moldavia è finalmente “libera”?

Fin dall’indipendenza, il più grande problema del paese è dato dalla debolezza delle istituzioni. I governi sono stati quasi sempre composti da persone che avevano anche un grande potere economico, ma la situazione non è mai stata tanto grave come con Vladimir Plahotniuc. Il suo era una sistema di controllo che si è prima imposto attraverso tangenti, poi con veri e propri ricatti. Ha creato uno “stato oligarchico” che rispondesse solo ai suoi personali interessi. Ora, grazie all’accordo con i socialisti, procederemo a smantellare questo schema di potere. Si tratta di un’alleanza “innaturale”, visto che la nostra coalizione Acum e il partito di Dodon sono forze politiche molto diverse. Ma, intanto, abbiamo formato il Parlamento e cambiato la legge elettorale che Plahotniuc aveva fatto approvare per garantirsi una maggioranza. Se anche dovessimo cadere domani, le prossime elezioni saranno libere.

Quali saranno le sue prime mosse?

Stiamo cercando di procedere il più velocemente possibile. Innanzitutto, istituiremo una Commissione che indaghi sulla frode bancaria del 2014. Poi, occorre farsi carico di una situazione finanziaria difficile: l’Unione europea ha congelato da due anni i fondi destinati al nostro paese. Uno dei nostri obiettivi è certamente sbloccare questi aiuti e riprendere la collaborazione con Bruxelles. Infine, vogliamo fare chiarezza su alcune recenti privatizzazioni che sembrano sospette e che potrebbero essere illecite. Non sarà un processo facile, ma siamo fiduciosi. È già possibile percepire una maggiore speranza e una maggiore apertura da parte della società civile è c’è un comune interesse con le altre forze politiche nel voler liberare le istituzioni. Sono ottimista.

Anche riguardo problemi sociali come la forte emigrazione?

Le persone devono tornare a credere nella propria nazione e nelle proprie istituzioni. Crediamo che un governo funzionante e il ripristino di una giustizia imparziale possano convincere chi si trova qui a non partire e chi invece è già emigrato a tornare. Sta già accadendo: tre dei miei ministri vengono dalla diaspora.
Poi certamente occorre migliorare le condizioni di vita della popolazione, soprattutto nelle aree rurali: garantire un livello più alto di educazione, rendere maggiormente efficiente il sistema sanitario, costruire nuove strade e alzare i salari. Risolvere il problema della forte emigrazione è una delle nostre priorità.

E la questione dello stato non riconosciuto della Transnistria, invece?

Come ripetiamo da sempre, siamo contrari a qualsiasi progetto di stato federale. Crediamo dunque che ogni avanzamento o accordo sulla questione debba avvenire entro condizioni di totale integrità territoriale per il nostro paese.  Quello che certamente proveremo a fare è, in primo luogo, smantellare lo schema di corruzione che coinvolge sia uomini al di qua che al di là del Nistru. In secondo luogo, avvieremo progetti che possano avvicinare le popolazioni delle due aree. Ad ogni modo, è una questione che potrà essere superata solo se si creeranno le opportunità geopolitiche adeguate. In questo senso, è fondamentale il ruolo della Federazione russa.

A proposito della Russia, anche Putin ha espresso sostegno al vostro governo…

Siamo interessati a intrattenere buoni rapporti commerciali con la Federazione. In particolare, ci preme rimuovere le sanzioni che impediscono un libero flusso di esportazioni da parte nostra. Inoltre, entro l’anno dovremo rinnovare l’accordo per il rifornimento di gas: un’operazione delicata che intendiamo condurre nel migliore dei modi. Certo è che contiamo sul Partito socialista e su Igor Dodon per il mantenimento delle relazioni con la Russia. Noi ci concentreremo soprattutto sul dialogo con l’Europa.

E la Turchia? Lo scorso settembre sono stati arrestati sul vostro territorio sei cittadini turchi che avevano presentato domanda d’asilo…

La Corte europea per i Diritti dell’uomo si è recentemente espressa e ha condannato la Moldavia. Da parte nostra, avvieremo un’indagine che possa fare chiarezza sull’accaduto e che possa identificare chi ha materialmente reso possibile un tale sopruso.