Una via crucis messa in scena ieri a piazza dal Popolo in occasione del lancio della campagna #maipiùclandestine in difesa della legge 194. Con una “pupazza” trasportata tra le varie stazioni – farmacia, consultorio, ospedale, ginecologo – le attiviste hanno rappresentato gli ostacoli che una donna incontra in Italia quando decide di interrompere una gravidanza o anche soltanto di prendere la pillola del giorno dopo.

Farmacie che obiettano, consultori chiusi per tagli, ospedali che non praticano aborti, no-choice che criminalizzano le scelte delle donne, ginecologi obiettori, sono solo alcuni degli esempi che oggi hanno animato la piazza, mettendo al centro la rivendicazione della piena applicazione della 194.
Con manifesti-fumetto e striscioni, le promotrici della campagna hanno puntato il dito contro i sei eurodeputati del Partito Democratico (David Sassoli, Silvia Costa, Mario Pirillo, Franco Frigo, Vittorio Prodi e Patrizia Toia) che il 10 dicembre scorso si sono astenuti dal votare la Risoluzione Estrela al Parlamento europeo e contro chi ha la responsabilità di garantire l’Ivg nel sistema sanitario nazionale. In particolare l’appello a Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, a cui chiedono di garantire in tutti i presidi ospedalieri pubblici e convenzionati l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg).

Nel Lazio infatti sono soltanto 25 le strutture che praticano l’Ivg, con l’80 per cento dei medici obiettori di coscienza:

“L’obiezione non si applica alle strutture sanitarie – spiegano le attiviste – tutti gli ospedali devono garantire il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza per tutte. Chi ha la responsabilità della piena applicazione della 194 deve essere soggetto al giudizio di tutte le donne e della cittadinanza”.

Alla manifestazione, promossa da Femministe Nove e Laboratorio Donnae insieme ad associazioni e realtà attive nella difesa dei diritti come BeFree, DaSud, Mario Mieli, Teatro Valle Occupato, Tilt, è intervenuta anche una delle donne spagnole oggi in lotta contro il governo Rajoy:

“L’attacco alle donne spagnole non è una questione nazionale – ha detto – l’attacco è diretto a tutte noi e tutte insieme dobbiamo combattere un fondamentalismo che ha radici forti proprio in questo Paese, proprio in questa città”.

Non sono mancate accuse al movimento per la vita, i cosiddetti pro-life:

“Noi li chiamiamo no-choice – sostengono le attiviste – perché qui siamo tutte per la vita, mentre queste persone, che hanno invaso negli anni consultori e ospedali, sono contro la libertà di scelta delle donne, contro l’autodeterminazione femminile”.

Ed è proprio dai consultori e dagli ospedali che la campagna #maipiùclandestine invita le donne di tutti i territori a partire:

“Sono necessarie per azioni e iniziative sui territori: nei consultori di quartiere, negli ospedali, nei centri di accoglienza, nelle piazze, nelle nostre case – spiegano le promotrici della campagna – La libertà e la salute delle donne sono nelle nostre mani. Presidiamo, protestiamo, denunciamo con tutti gli strumenti che abbiamo e in tutte le forme di cui siamo capaci”.

E partirà da un consultorio, quello di piazza dei Condottieri al Pigneto a Roma, il corteo romano dell’8 marzo, organizzato dalla Rete cittadina #IoDecido, è a celebrare la giornata internazionale della donna. Donne, uomini, gay, lesbiche, trans, queer, intersex, migranti, chi lotta per la casa, il lavoro, il reddito, contro le grandi opere e contro i cie.

“Partendo dalla parola d’ordine “io decido” – si legge in un comunicato – vogliamo opporci all’obiezione di coscienza che mina internamente la legge 194, vogliamo che ospedali pubblici e consultori vengano sostanzialmente rifinanziati. Siamo pront* a manifestare per avere pieno accesso alla ru486 e alla pillola del giorno dopo, per affermare la libertà di scelta sul parto, sull’aborto, sulla nostra sessualità e sulle nostre vite”.