«Sono arrivata a Roma lunedì, molto emozionata per il fatto che il mio film sarebbe stato proiettato in uno dei teatri più grandi della città, il Palladium, in collaborazione con l’Università di Roma Tre, sponsorizzato dall’Archivio del movimento operaio e dall’Ambasciata palestinese». La regista palestinese Mai Masri parla del suo ultimo lavoro 3000 Nights, in programma stasera nell’ambito delle Giornate della cultura palestinese. Non più però al Palladium, ma alla sala Zavattini dell’Archivio del Movimento Operaio in tre proiezioni successive: alle 16, 18 e 21, mentre alle 20 la regista incontrerà il pubblico . Uno spostamento dettato dalla decisione di annullare l’evento al Palladium, recepita «con sorpresa» dall’Aamod che offre così la sua sala cinematografica.

«Al mio arrivo – spiega infatti Masri – ho scoperto che il mio film era stato ’tolto dal programma’ , per non dire cancellato». Di lì a breve un comunicato stampa della Fondazione Palladium Roma Tre e uno dell’Ambasciata di Palestina in Italia annunciano che la proiezione al Palladium è stata rimandata al 6 aprile, quando si terrà anche una tavola rotonda sul cinema palestinese con la regista, dei critici cinematografici e – conferma l’ufficio stampa dell’ambasciata palestinese a Roma – la stessa ambasciatrice Mai Alkaila.

Ma per quale motivo Mai Masri ha dovuto scoprire al suo arrivo in Italia che la proiezione del suo film era stata prima messa in dubbio, e poi posticipata? Come osserva lei stessa: «Non capisco come tutto questo sia successo, è uno spreco del tempo di tutte le persone coinvolte».
La decisione è stata presa «al di sopra di me, nell’ambito di una riunione tra l’Ambasciata palestinese e l’Università», ci dice il professore di Roma Tre Vito Zagarrio, che ha selezionato il film di Masri per le Giornate della cultura palestinese: «Io personalmente verrò domani (oggi,ndr) all’Aamod a incontrare la regista e vedere 3000 Nights, un film molto bello che raccomando a tutti: è la storia di una donna palestinese che partorisce in un carcere israeliano, dove è costretta a passare tremila notti con il figlio».

Il presidente dell’Aamod Vincenzo Vita non nasconde però il dubbio che la decisione sia il frutto di «pressioni politiche» subite dall’Università. «Se così fosse – dice Mai Masri – sarebbe indicativo del genere di intimidazioni a cui istituzioni pubbliche importanti non dovrebbero mai sottomettersi, perché rappresentano un’interferenza negli affari di un paese che è tenuto difendere i diritti umani e la libertà d’espressione». Israele è il convitato di pietra che nessuno nomina, ma a cui inevitabilmente va il pensiero di tutti.

Al momento, aggiunge Masri – che si troverà nella curiosa posizione di presentare il suo film due volte nel giro di un mese – il film è in programma anche in Francia e negli Stati uniti, e «in nessun luogo si è verificato un problema simile».
Raggiunto telefonicamente dal nostro giornale, il rettore di Roma Tre Mario Panizza sposta il problema da un piano politico a uno burocratico: si è trattato, dice, di un «disguido organizzativo». L’evento, spiega infatti, è stato organizzato dalla Fondazione Palladium e non dall’Università che, pur essendo il socio di maggioranza della fondazione, deve prima approvare attraverso i suoi organi collegiali la partecipazione dell’ateneo, con il proprio logo, ad un’attività. A non essere stata avallata non è dunque «la proiezione del film», ma «la descrizione nella locandina» che presentava Roma Tre tra gli organizzatori dell’evento.
Vittima di una locandina sbagliata Mai Masri resta sorridente e combattiva: «Tornerò senz’altro per la proiezione di aprile». Oggi è già qui, insieme al suo film.