L’annuncio della loro presenza sul palco dell’Ariston ha un po’ sorpreso, ma in realtà l’idea dell’accoppiata suona già come una candidatura alla vittoria finale. Uno – Mahmood – il festival l’ha già conquistatonel 2019 a sorpresa e con grande scorno del favoritissimo Ultimo, l’altro, il bresciano Blanco è stato la grande rivelazione del 2021, con album e singoli fra i più scaricati e venduti. Se aggiungete che Brividi sembra un pezzo costruito con abilità e metodo, nonché con grande attenzione alla sua orecchiabilità, chiaro che i bookmakers puntino su di loro. E poi non dimentichiamo che il televoto e i social attireranno l’affetto e i voti dei fan. L’incontro (virtuale) alla vigilia di Sanremo parte proprio da questo presunto vantaggio…. : «No, non ci pensiamo. Chi entra papa, di solito esce cardinale». Si nascondono, scherzano: «Siamo poveri concorrenti – e poi più seri, puntualizzano – essere artisti non vuol dire rappresentare qualcuno o qualcosa. Al massimo saranno gli altri a dirlo».

L’ANAGRAFE li distanzia di dieci anni: 19 per Blanco all’anagrafe Riccardo Fabbriconi, 29 per Alessandro Mahmood: «L’importante a Sanremo è divertirci poi certo mancava l’adrenalina da palco». Al momento non c’è l’idea di proseguire la collaborazione post festival, in vista dei tour che entrambi hanno in programma nei prossimi mesi, ma – «Mai dire mai. Però è importante tornare a esibirsi dal vivo, non solo per noi ma per tutto il comparto musica in estrema sofferenza. A livello sociale vorrebbe dire tanto. Anche se con il green pass, con le mascherine: l’importante è aprire». Brividi è nata la scorsa estate, durante il loro primo incontro in sala, un refrain con una nota diversa ha fatto scattare l’idea del brano. A Sanremo – dicono – sono stati spinti dalle rispettive famiglie: prima il padre di Blanco, poi la madre di Mahmood che hanno promosso questa ballad con pianoforte e archi. Per la serata delle cover la scelta è caduta su un classico come Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Nessuna volontà di modificare il testo: «È un capolavoro – spiega Mahmood – e i capolavori non possono essere stravolti» E aggiunge: «C’è uno strano fil rouge che collega i due pezzi. Il cielo è una forma di libertà infinita e vogliamo trasmettere su quel palco un pò di libertà».