I martedì di Renzi, non precisamente simili a quelli di Mallarmé, si svolgono davanti a una telecamerina, lui che compulsa un Macbook, mela bene in vista. È il live twitting, un dialogo di un’ora con i suoi followers di twitter, fake compresi (e cioè profili falsi). L’intenzione è quella di dare un’immagine molto informale, antitesi del «grigio burocrate». L’effetto fa mago delle tv private anni 90. Renzi è sveglio, capisce il rischio e si fa il verso, a volte si rivolge a un «pubblico» modello «comitato» dei Fatti vostri. Per un’ora risponde alla qualunque: chi vince Masterchef, se è antipatico Ralph Malph, per il tiramisù meglio i Pavesini dei Savoiardi. E «il rimpasto, se il premier pensa che alcuni ministri non vadano bene, fa bene a cambiarli», «sul job domani Marianna Madia ci presenterà una bozza delle prime reazioni». L’ora finisce, battuta di coda: «Ora io vado al senato a divertirmi con i senatori». E al «comitato»: «L’ho detta così adesso figuriamoci».