Due pezzi del telaio usciti difettosi, che avrebbero dovuto essere scartati e che, invece, per errore, sono stati inviati per l’assemblaggio all’Alfa Romeo a Cassino. Per questo due dipendenti della Magneti Marelli di Sulmona (L’Aquila) nei giorni scorsi sono stati licenziati: cacciati un operaio, con contratto interinale, e un caporeparto, di 53 anni, che da 30 lavorava in quella fabbrica e con esperienze anche all’estero, come alla Chrysler in Messico.

Ieri, per questo fatto, nello stabilimento Fca della Valle Peligna è stato effettuato uno sciopero di otto ore, su tre turni. Braccia incrociate su iniziativa della Fiom Cgil della provincia dell’Aquila e della Rsa Fiom della Sistemi Sospensioni, per protestare contro il clima teso che si respira all’interno della fabbrica più grande del territorio – 636 i dipendenti – contro i carichi di lavoro imposti e contro un metodo di organizzazione ritenuto sbagliato.

Nei giorni scorsi, il caporeparto, a fine turno, è stato convocato dalla direzione e gli è stato dato il benservito, contestando l’invio, a Cassino, di due traverse, senza staffe, destinate alla produzione della Stelvio. Il malcapitato, dopo la notizia, ha accusato un malore: è svenuto per strada ed è stato ricoverato in ospedale. Per la stessa ragione via anche un operaio con contratto a termine. Sono entrambi rei, secondo l’azienda, di non aver scartato i pezzi imperfetti. «Un danno da 50 euro», come è stato sottolineato, ma tanto è bastato per liberarsene.

«Quello che oggi è capitato a un capo reparto, domani può, a maggior ragione, capitare a qualunque operaio», afferma la Fiom che ha evidenziato, anche con volantinaggio, che si tratta di «un segnale inquietante per tutti. Un episodio gravissimo».

«Sono una quindicina – spiega Alfredo Fegatelli, segretario provinciale Fiom Cgil – negli ultimi dieci mesi gli incontri a cui ho partecipato per conciliare richiami e lettere di sospensione. Dunque credo che i contenziosi aperti siano tanti. In una realtà dove tutto potrebbe funzionare bene, ci si va ad incaponire così». A favore dei lavoratori si è mosso anche il Comune, che ha chiesto a Fiat il ritiro del provvedimento.

«Un capo è troppo amico dei lavoratori? Licenziamolo con un pretesto. Due telai difettosi del cui controllo non era neanche responsabile e comunque individuati immediatamente non costituiscono ragione sufficiente per un provvedimento così pesante»: sulla questione interviene Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc-Se. «La realtà – prosegue -, come risulta da diverse testimonianze, è che il caporeparto è da tempo nel mirino essendo considerato troppo aperto alle ragioni di lavoratori e sindacato. Se il caporeparto non è ciecamente fedele all’azienda, diventa anche lui bersaglio dello strapotere padronale. Nessuno è al sicuro quando vengono meno diritti e garanzie».

Solidarietà anche dalla segreteria regionale di Sinistra Italiana che si dice pronta, tramite il gruppo parlamentare, ad intervenire con un’interrogazione. «Chiediamo l’immediato reintegro e un più consono provvedimento, proporzionato all’accaduto».