Ci riproverà oggi il comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati a mettere a punto una proposta di riforma della legge elettorale del Consiglio superiore della magistratura. Fin qui non è stato possibile per la distanza siderale di posizioni tra le correnti dell’Anm. Dove c’è ancora chi spinge per un sistema non elettorale, cioè il sorteggio.

L’ipotesi, bordeggiata in epoca Bonafede, è stata abbandonata dalla ministra Cartabia i cui uffici in questi giorni lavorano ai testi degli emendamenti governativi. Anche perché la commissione Luciani, incaricata dalla ministra di studiare la riforma, l’ha liquidata in poche righe: il sorteggio sarebbe un segnale di pesante sfiducia nel senso di responsabilità della magistratura.

Il paradosso è che proprio l’Anm che non riesce a darsi una linea sul sistema di voto per eleggere la componente togata del Consiglio superiore, con più insistenza ricorda alla ministra quanto sia urgente intervenire. A luglio 2022 si voterà il rinnovo del Consiglio, assai atteso dopo i colpi dello «scandalo Palamara» (proprio ieri nella prima giornata del comitato centrale l’Anm ha deciso di costituirsi parte civile nel processo di Perugia all’ex magistrato perno della spartizione delle nomine). E perché il Consiglio abbia il tempo di adattare i regolamenti alle novità occorre che la legge di riforma sia in Gazzetta ufficiale, si calcola, entro maggio. Cartabia ha fatto solo un primo giro di tavolo con i partiti della maggioranza, anche loro divisi. E quando ha sentito i rappresentanti dell’Anm non ha avuto risposte precise.

Questo perché, ha spiegato ieri il presidente dell’Anm Santalucia, «una recente elaborazione interna non si è formata». Le toghe associate possono solo richiamare le conclusioni di un’assemblea generale in cui si era espressa «netta contrarietà a ogni ipotesi di sorteggio». Ma è un precedente che viene contestato sia perché quell’assemblea non fu troppo partecipata, sia perché da allora sono passati 14 mesi. L’Associazione magistrati ha nominato una commissione riforma del Csm che sta lavorando, ma non ha ancora prodotto una sua proposta. Anche se ha provveduto a bocciare la proposta caldeggiata dalla commissione ministeriale Luciani (cioè il voto singolo trasferibile a impianto proporzionale). Epperò anche questa bocciatura fa testo fino a un certo punto perché alla commissione dell’Anm partecipa chi vuole su base volontaria e dunque, ha dovuto precisare ieri il segretario generale Casciaro, «non rispecchia la composizione del comitato direttivo e non esprime perciò il punto di vista dell’Anm». E così alla ministra l’Anm ha potuto solo dire che le toghe associate sono prevalentemente contrarie al sorteggio e sono per un sistema che garantisca pluralismo, rappresentanza di genere e «componenti di proporzionalità». E per non farsi mancare niente, mentre il segretario Casciaro incontrava la ministra (il presidente Santalucia assente per precedenti impegni) Cartabia riceveva una lettera della non corrente di Articolo 101 che negava alla delegazione ogni rappresentatività.