Secondo giorno di congresso a Chianciano per i radicali italiani. In attesa dell’arrivo sul palco di Raffaele Sollecito, assolto definitivamente dall’accusa di omicidio ed ora autore di un libro sulla sua esperienza – e neoiscritto radicale – il dibattito si spinge avanti su argomenti difficilmente decrittabili ai pur volenterosi ascoltatori di Radio radicale, che trasmette l’evento in diretta. Oggetto del contendere l’iniziativa per il riconoscimento del «diritto alla conoscenza» all’assemblea generale dell’Onu, considerato prioritario da Rita Bernardini, segretaria uscente, e dalla cerchia della ’vecchia guardia’, sempre più stretta intorno a Marco Pannella.

Nella relazione iniziale di giovedì scorso Rita Bernardini ha comunicato che non intende ricandidarsi alla segreteria. E così l’unico candidato fin qui in campo resta Riccardo Magi, già presidente di Radicali italiani ma soprattutto ormai ex consigliere comunale di Roma. Trentanove anni, «estremista della trasparenza», è stato uno dei più combattivi, fino all’ultimo, sul tradizionale terreno radicale, quello della trasparenza nell’amministrazione e degli «accessi agli atti» che hanno messo alla luce sprechi, abusi, comportamenti illegali o illegittimi: dal bilancio del comune, al sistema dei controlli interni, dai campi rom, all’emergenza abitativa. Quando scoppia l’inchiesta Mafia Capitale lui era al settimo giorno di sciopero della fame per denunciare lo sperpero di risorse pubbliche per la gestione dei campi rom della Capitale. Ma la medaglia più bella gliel’ha appuntata sul petto proprio Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative, e uno dei principali imputati del processo che inizierà il 5 novembre. Che nelle telefonate intercettate inveisce contro di lui, reo di aver svelato il progetto di un nuovo campo rom sponsorizzato Leroy Merlin su cui il presidente della Coop 29 giugno aveva messo gli occhi: «Il problema è che Magi, consigliere radicale dell’associazione 21 luglio…non so perché so venuti a conoscenza de sta cosa».

La sua proposta al congresso declina il «diritto alla conoscenza» al ruolo delle grandi città e dei comuni, dove, spiega «occuparsi di democrazia vuol dire occuparsi anche del trasporto pubblico, degli asili e degli altri servizi, perché è nelle città che oggi si concretizzano la crisi e i problemi internazionali e si gioca la qualità della vita dei cittadini». I ’seniores’ di Torre Argentina ascoltano con sufficienza, dall’alto del «respiro transnazionale» della loro proposta, verso il basso del partito «della fontanella», e cioè dei consiglieri comunali. Come Magi. Tutt’intorno, la crisi nera dei radicali italiani, lo smantellamento del partito a causa di una pesantissima scarsezza economica, la decennale lotta per la sopravvivenza. E un Marco Pannella, indomabile 85enne, sempre più chiuso nel circolo dei suoi fedelissimi. Pannella per ora non si sbilancia sul candidato. Che però della cerchia dei fedelissimi non fa parte. E che invece fa parte dell’ultima generazione dei radicali, quella disobbediente. E, manco a dirlo, più vicina all’amica-nemica di sempre, Emma Bonino.