Un vertice tira l’altro: l’ultimo si è svolto ieri sera. Li si continua a definire «di maggioranza» ma è una convenzione. Sono presenti solo i capidelegazione: tutti ministri. Tutt’al più una cabina di regia interna al governo. L’obiettivo è varare il decreto ex aprile, ora maggio, entro metà della settimana. Il ministro dell’Economia Gualtieri si proclama speranzoso ma con il testo ancora in bilico e gli incontri con le parti sociali in programma prima del varo, confermati ieri dallo stesso Gualtieri, il rischio che il dl atteso tra l’8 e il 23 aprile non arrivi nemmeno nei prossimi giorni c’è. Non dipende solo dalle divisioni nella maggioranza. Il ritardo è dovuto anche alla necessità di aspettare le nuove regole europee sugli aiuti di Stato. Sono previste per oggi ma potrebbero slittare e in quel caso si rinvia anche il decreto.

IN REALTÀ AD ALLUNGARE i tempi è anche il dilemma, con relativa contrapposizione interna, sull’opportunità di coinvolgere il parlamento, e dunque l’opposizione. Per farlo bisogna evitare di investire tutti i 55 miliardi di scostamento nel decreto blindato, lasciando una porzione della somma da parte, a disposizione delle Camere. Il Pd insiste, sia per porre un limite al ruolo dilagante dell’esecutivo, e in particolare del premier, sia per spartire con l’opposizione la responsabilità della prossima e molto difficile fase economica. Conte punta i piedi e, come già nel tentativo di dar vita a una cabina di regia comune, resiste a ogni coinvolgimento dell’opposizione. Stavolta, trattandosi del parlamento e non di una cabina di regia, è possibile però che il Pd la spunti.

In compenso si moltiplicano anticipazioni e risse: le prime annunciate con le trombe, le seconde tenute pudicamente in sordina. Il ministro Patuanelli anticipa un credito d’imposta al 100% su tutti gli affitti degli esercizi commerciali penalizzati dal calo di fatturato per tre mesi. Dovrebbe essere a fondo perduto ed è un passo sacrosanto ma, dopo la doccia gelata del dl Liquidità, converrà aspettare le dinamiche di erogazione per mettere a fuoco il provvedimento. Il Fondo di garanzia per le Pmi sarà ingrassato di 4 miliardi, arrivando così a 7 ma con possibilità di rifinanziamento futuro. Anche Conte annuncia, però su tutt’altro fronte: «Chiamerò Colao per annunciargli l’intenzione di integrare con più donne la task force». Meglio tardi che mai.

VITO CRIMI, REGGENTE dei 5S, spara mortaretti: «Nel dl ci sarà il reddito di emergenza», tripudia in mattinata e tanto fragore per una notizia nota da almeno un paio di settimane desta qualche sospetto. In effetti è proprio sul Rem che si consuma lo scontro più aspro nella maggioranza. Non sulla sua «presenza nel decretol», accettata più o meno di buon grado da tutti, ma sulla sua sostanziosità e sulle verifiche necessarie per erogarlo. Da quei punti di vista, allo stato delle trattative, Crimi ha poco da festeggiare.

Lo stanziamento non oltrepasserebbe il miliardo: del tutto insufficiente. Inoltre l’erogazione arriverà solo dopo gli accertamenti sull’Isee. Questione di un paio di mesi e oltre. Il Fondo sugli affitti non sta messo meglio: 100 milioni freschi più 50 di rifinanziamento di fondi già esistenti. Non è molto ma soprattutto, anche in questo caso, i tempi delle verifiche potrebbero essere biblici.

ALLE PRESE con il passaggio più delicato, il governo deve scontare anche la carica a testa bassa del presidente incaricato di Confindustria Carlo Bonomi: «La risposta del governo alla crisi si esaurisce in una distribuzione di soldi a pioggia. Se si va avanti così a settembre-ottobre ci sarà l’esplosione di un’emergenza sociale». Se non è una dichiarazione di guerra poco ci manca. Nel mirino di Bonomi ci sono tutti i sostegni sociali stanziati dal governo, da dirottare verso le aziende.

La preoccupazione nel governo e nella maggioranza è massima, tanto che nessuno replica tranne LeU, con Loredana De Petris: «Critiche ingenerose e ingiuste». Silenzio fragoroso ed eloquente: la sensazione diffusa è che l’affondo non prenda di mira solo alcune scelte ma l’intero governo, sulla stessa linea di Matteo Renzi che infatti brinda e si prepara a sponsorizzare la linea della “nuova” Confindustria.

COME SE NON BASTASSE, a Bruxelles sono arrivate le condizioni dell’Olanda per il nuovo Mes: memorandum, controlli, prestiti brevi. Un cappio. Se dovessero essere anche solo in parte accettate per i 5 Stelle digerire il Mes diventerebbe impossibile. E il governo finirebbe al centro di un vero e proprio ciclone.