Il cerchio si stringe sempre più attorno a Mario Draghi: deve decidere come schierare il governo sull’inserimento del nucleare nella tassonomia della transizione energetica dell’Unione europea. La questione pone il presidente de consiglio di fronte a un bivio che potrebbe metterlo in forte difficoltà, soprattutto nell’ottica del percorso che da Palazzo Chigi conduce al Quirinale.

DOPO LA PRESA di posizione del segretario Pd Enrico Letta, arriva anche quella di Giuseppe Conte. Il leader del Movimento 5 Stelle dà seguito alle parole dei parlamentari grillini e annuncia: «Il M5S ha depositato prima al Senato e poi alla Camera una mozione dell’intero gruppo per non includere gas e nucleare tra le attività considerate eco-compatibili e quindi da incentivare in base al regolamento Ue sulla tassonomia». Poi Conte si rivolge direttamente all’esecutivo: «Il governo italiano faccia sentire forte e chiara la propria voce, la nostra voce in Europa. Non cambieremo posizione, né abbasseremo il tono delle nostre pretese».

MATTEO SALVINI agita lo spettro di un «asse tra Pd e 5 Stelle per frenare lo sviluppo del paese e far pagare agli Italiani le bollette più care d’Europa». Pure il leader leghista cerca di tirare il presidente del consiglio dalla sua parte: «I reattori attivi nel mondo sono ormai ben 542, oltre 100 solo in Europa, oltre 50 solo in Francia. Draghi con chi sta? Col passato o col futuro?». Gli risponde la deputata dem Alessia Rotta, presidente della commissione ambiente, «Il nucleare non è il presente e non risolve il problema di oggi sull’approvvigionamento energetico. Nel frattempo sulle scorie di ieri Salvini gioca al ’non nel mio giardino’. Che credibilità può avere? il futuro dell’Italia sono le rinnovabili». Per Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, «Salvini pur di non parlare dei disastri che combina la Lega al governo insiste con le sue panzane per il ritorno al nucleare. Un’energia rischiosa, dannosa, non utile (se non a qualche lobbista interessato)». Anche Fratoianni stuzzica Draghi: «Dopo il pronunciamento del segretario del Pd – afferma – il governo si dovrebbe dare una mossa impedendo a Cingolani di fare ulteriori danni all’Italia». Angelo Bonelli ed Eleonora Evi di Europa Verde mettono in evidenza le contraddizioni del nucleare sui costi e sull’indebitamento dei francesi: «Inserire il nucleare nella tassonomia Ue significa dare soldi pubblici, quindi di tutti i cittadini, all’industria nuclearista francese fortemente indebitata».

A QUESTO PUNTO gli schieramenti sono delineati. Ed è sempre più evidente che la frattura sul nucleare rende difficile assumere posizioni sfumate o trovare sintesi ardite. Il Pd e il Movimento 5 Stelle, assieme a sinistra e ambientalisti fuori dalla maggioranza, si dicono contro il nucleare. Il centrodestra è a favore con Italia Viva e Azione di Carlo Calenda. Non a caso, il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, evocando la partita tra famiglie politiche che sul tema di disputerà al parlamento europeo, con la maggioranza che sostiene Ursula Von der Leyen spaccata. «Il Ppe si è espresso a favore del parere della Commissione, bisogna intensificare la ricerca sia sul nucleare di ultima generazione», sostiene Tajani.

PER FRATELLI D’ITALIA si esprime l’europarlamentare Nicola Procaccini, responsabile del dipartimento energia e ambiente del partito. Secondo il quale «la buona notizia per l’Italia non è l’inserimento nella tassonomia del nucleare, La cui produzione richiederebbe tempi lunghissimi, oltre al superamento di ostacoli pratici e normativi troppo ingombranti». Piuttosto, FdI punta tutto sul fatto che «il riconoscimento del gas naturale come fonte energetica ’ponte’ verso la transizione ecologica» spalancherebbe «un’opportunità storica per l’Italia». Procaccini polemizza con «l’assordante silenzio da parte del governo Draghi, probabilmente ostaggio delle resistenze grilline».

DA PALAZZO CHIGI tutto tace. Il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani aveva aperto più volte alla ricerca sul cosiddetto «nucleare di quarta generazione» ma sulla possibilità di stornare le risorse dell’energia pulita sull’atomo non si è ancora espresso. Sullo sfondo di una partita che interessa molto alla Francia c’è il Trattato del Quirinale firmato da Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron. Quell’accordo bilaterale tocca molti punti, non nomina le centrali atomiche ma ribadisce la necessità che i due paesi rafforzino la collaborazione sui temi energetici. Dall’altra parte c’è la Germania, che ha deciso di non opporsi ma che sta smantellando le sue centrali. La palla adesso passa a Draghi.