Salta buona parte del condono edilizio previsto per l’isola di Ischia. A sera, mentre i lavori delle commissioni ottava e tredicesima del senato vanno avanti lontano dai riflettori, per la prima volta nella legislatura la maggioranza giallo verde finisce in minoranza in una votazione importante. Passa l’emendamento all’articolo 25 del decreto Genova firmato dalla senatrice di Forza Italia Urania Papatheu che cancella le ultime righe del primo comma. Sono quelle che hanno creato il maggior scandalo durante la discussione in prima lettura, alla camera, del decreto Genova.

Perché stabiliscono che a tutte le domande di sanatoria ancora pendenti vada applicata la legge sul condono del 1985 (la Craxi-Nicolazzi), la legge più permissiva rispetto alle due che sono succedute in epoca berlusconiana (1994 e 2003). L’unica che riguarderebbe anche le abitazioni costruite in aree vincolate. Questo riferimento salta, ma se resta la norma che prevede che a tutte le domande di condono per le case danneggiate dal terremoto del 2017 bisognerà dare una risposta entro sei mesi (a ciascuna domanda, a questo punto, sulla base della legge di condono che la ha giustificata).

DECISIVI I VOTI di due senatori del Movimento 5 Stelle che già si sono segnalati per non aver votato la fiducia sul decreto Salvini. Paola Nugnes e Gregorio De Falco, entrambi napoletani, il secondo di origini ischitane, spostano gli equilibri. Movimento 5 Stelle e Lega sulla carta avrebbero nelle commissioni trasporti e ambiente di un margine esiguo, 24 voti contro 22, ma alla camera sulla questione del condono per Ischia il governo aveva potuto contare sull’appoggio più o meno dichiarato dei deputati di Forza Italia. Invece al senato in commissione è proprio un emendamento presentato dal partito di Berlusconi a provocare la disfatta. Nugnes non partecipa al voto, De Falco vota a favore dell’emendamento che sopprime il riferimento al condono del 1985. La maggioranza si ritrova in minoranza per 22 voti a 23. Panico, lavori delle commissioni sospesi.

NON PER MOLTO, perché ancora una volta i tempi sono stretti e l’esame degli emendamenti deve concludersi in serata. L’esame dell’aula del senato è già slittato di 24 ore e il decreto Genova è adesso atteso stamattina per l’approvazione definitiva. Il governo ha già deciso da tempo di mettere la fiducia. Tempo per una discussione in aula ci sarebbe, dal momento che il decreto scade il 27 novembre (per il passaggio dei 60 giorni previsti dalla Costituzione). Ma esattamente come è stato per il decreto sicurezza di Salvini, la fiducia serve a nascondere il più possibile i dissensi interni alla maggioranza e a evitare l’imbarazzante sostegno di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Ma l’imbarazzo, dopo l’incidente di ieri in commissione, per i 5 Stelle è destinato ad aumentare. Visto che a questo punto il governo dovrà decidere se rovesciare la decisione della commissione, ripristinando il condono nella sua versione extra large originaria. Che è quello che ha promesso Di Maio a Ischia. Oppure evitare di insistere su un passaggio che è già mal tollerato dagli alleati leghisti, e accontentarsi di un condono ridotto.

FESTEGGIANO le opposizioni. «Alla prova dei fatti questo governo si dimostra debole e senza maggioranza», esagera forse un po’ la senatrice che ha piazzato il colpo, la berlusconiana Papatheu. «Ringrazio i senatori M5S che hanno votato contro (in realtà a favore dell’emendamento, ndr)» scrive invece il senatore Matteo Renzi, «e rinnovo l’appello a Conte e Salvini, togliete la parte sul condono edilizio di Ischia e noi votiamo a favore del decreto Genova». «Abbiamo avuto la riprova – aggiunge Loredana De Petris, senatrice di Leu e presidente del gruppo misto – che il condono per Ischia è inaccettabile non solo per una parte della stessa maggioranza ma credo anche per gran parte del M5S. C’è ancora tempo in aula per evitare le follia del condono». È quello che sostiene anche la senatrice «dissidente» Nugnes: «I tempi per tornare alla camera ci sarebbero tutti, il decreto scade il 27, sarebbe bastato volerlo».

Ma non è a questo che pensano nell’immediatezza i vertici del Movimento. Il capogruppo Patuanelli annuncia che in aula si correggerà «questa stortura», riprendendo la versione più permissiva del condono. Di Maio deve preoccuparsi di che fare con i «dissidenti».