Non sono le prime condanne in assoluto, perché un mese fa erano già state definite le posizioni di un paio di funzionari comunali, ma quelle che il giudice per l’udienza preliminare di Roma ha inflitto ieri a Daniele Ozzimo, 43 anni, ex assessore alla casa per il Pd, e Massimo Caprari, 46 anni, ex consigliere comunale per il Centro democratico, sono le prime condanne ai politici coinvolti nell’inchiesta Mafia capitale. Due anni e due mesi per Ozzimo, che è da poco tornato in libertà avendo trascorso circa sei mesi tra carcere e domiciliari, due anni e quattro mesi a Caprari. Per entrambi l’accusa è di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.

La giudice Alessandra Boffi ha chiuso così il processo di primo grado con rito abbreviato ai due politici romani. E sempre ieri ha condannato anche Paolo Solvi, ex collaboratore del presidente del municipio di Ostia, sciolto per mafia. Condanne appena più lievi per due ex collaboratori di Luca Odevaine, Gerardo e Tommaso Addeo. Odevaine, ex componente del tavolo di coordinamento per i rifugiati accusato di essere a «libro paga» di Salvatore Buzzi, è uno dei protagonisti del maxi processo Mafia capitale che sta andando avanti con rito ordinario. Il gup Boffi ieri ha anche definito i patteggiamenti di quattro ex dirigenti della cooperativa La Cascina, attorno alla cui gestione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo ruota parte dell’inchiesta. Francesco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita sono tutti accusati di aver corrotto Odevaine e hanno accettato pene che vanno dai due anni e sei mesi a due anni e otto mesi.

Nei confronti di Ozzimo era recentemente caduta l’accusa più grave di corruzione per asservimento della funzione. La stessa procura aveva fatto marcia indietro, dopo il riascolto in aula di un’intercettazione di Buzzi in cui il fondatore della cooperativa 29 giugno e principale indagato per Mafia capitale risultava dire che «Ozzimo non prende soldi». L’ex assessore – «mi è stato imposto dal Pd», la linea di difesa dell’ex sindaco Ignazio Marino – è stato ritenuto responsabile di aver ricevuto un contributo elettorale di 20mila euro nel 2013 come prezzo della corruzione. Avrebbe inoltre ottenuto da Buzzi l’assunzione di un’amica (al Bioparco). Secondo la procura, Ozzimo avrebbe in cambio garantito le somme destinate nel bilancio comunale alla manutenzione delle spiagge e dei giardini nel municipio di Ostia, dove i lavori erano affidati alle cooperative di Buzzi. «Il contatto migliore che noi c’abbiamo è Ozzimo», risulta aver detto Buzzi in una conversazione intercettata. E ancora: «Basta che segue il lavoro e s’è ripagato lo stipendio», «oltre che consigliere di riferimento, è anche mio amico personale».

«Me l’aspettavo, si sa come vanno a finire le cose in questo paese», ha commentato la condanna Daniele Ozzimo, annunciando ricorso in appello. Mentre il suo avvocato, Luca Petrucci, ha detto che «è stato condannato per aver preso 20mila euro in campagna elettorale regolarmente registrati e perché ha chiesto di dare un lavoro a una poveraccia, per 300 euro al mese, licenziata dopo quattro mesi. Credo che sia un monito per tutta la politica italiana. Nessun politico ne può uscire vivo».