Nella fase di stallo che vive il Venezuela, tutti gli attori sono impegnati a preparare le prossime mosse.

Sul fronte governativo, il presidente Maduro ha chiesto alla forza armata bolivariana di porre la massima attenzione nella difesa della frontiera con la Colombia – dove si attende che scatti l’operazione dei falsi aiuti umanitari – per far fronte a «ogni possibile provocazione», anche imprevista.

Sul lato statunitense, il governo sarebbe pronto a inviare un altro carico di aiuti, questa volta utilizzando aerei militari. Mentre, riguardo all’Europa, a cui il vicepresidente Usa Mike Pence ha chiesto di nuovo di riconoscere Guaidó come «unico presidente legittimo», il Gruppo di contatto creato dalla Ue invierà all’inizio della prossima settimana in Venezuela una «missione tecnica» con il compito di contattare le parti interessate, anche della società civile.

«Che sia la benvenuta», ha detto Maduro, pur dicendosi «totalmente in disaccordo» con la parzialità delle posizioni espresse dal gruppo.
E intanto ieri, per dire no alla guerra e a ogni intervento straniero, i movimenti sociali del Venezuela e della Colombia hanno dato vita sul Ponte Simón Bolívar, al confine tra i due paesi, a un Abrazatón por la paz, un abbraccio collettivo tra «popoli fratelli».