È con un rinnovato ottimismo che, malgrado l’acuta crisi economica, le sanzioni Usa, le voci di default, il governo Maduro si prepara con tutti i pronostici a suo favore alle elezioni di domenica per il rinnovo dei 335 municipi in Venezuela.

Non parteciperanno le principali forze di un’opposizione mai così fragile e divisa, dopo la clamorosa sconfitta alle elezioni regionali del 15 ottobre, il «cedimento» di quattro dei cinque governatori eletti con la Mud che hanno accettato di giurare di fronte all’Assemblea Nazionale Costituente (il quinto, che si è rifiutato, sarà sostituito con nuove elezioni nello Stato di Zulia) e la decisione di una parte dell’opposizione di prendere parte alle municipali di domenica.

Al contrario, il presidente esce indubbiamente rafforzato dall’avvio ufficiale del processo di dialogo «per la pace e la prosperità» che, dopo tanti rinvii e dinieghi, ha avuto luogo venerdì e sabato nella Repubblica Dominicana con 27 rappresentanti dell’opposizione, alla presenza del presidente dominicano Danilo Medina e di ministri di Cile, Nicaragua, Messico e Bolivia.

Nei due giorni di colloqui, diretti a traghettare il Paese verso le presidenziali del 2018 in un clima di pace e stabilità politica, economica e sociale, l’opposizione ha chiesto l’apertura di un canale umanitario che consenta l’invio di medicine e alimenti – richiesta piuttosto singolare, se si considerano le sue pesanti responsabilità riguardo alla cosiddetta «guerra economica» –, cambiamenti nella composizione del Consiglio Nazionale Elettorale, la liberazione dei presunti prigionieri politici e la restituzione dei poteri costituzionali di cui è stato spogliato il Parlamento.

Il governo ha richiesto «con molta forza» la cessazione immediata delle sanzioni economiche contro il Venezuela, denunciando il congelamento di fondi per l’acquisto di alimenti e medicine.

Proprio nel tentativo di rispondere alla «persecuzione finanziaria» degli Stati uniti, il presidente Maduro ha annunciato la creazione di una moneta virtuale sul modello del bitcoin, il «petro», che si sosterrà sulle riserve nazionali di petrolio, gas, oro e diamanti e avrà come obiettivi quello di offrire un nuovo canale per le transazioni finanziarie, aggirando l’embargo Usa, e di rilanciare lo sviluppo economico, soprattutto a fronte della caduta del bolivar che solo nell’ultimo mese ha perso un altro 57% del suo valore, sfondando la barriera dei 100mila bolivar per un dollaro. Sempre che gli investitori accettino di essere pagati in monete virtuali piuttosto che in dollari.

E mentre il vicepresidente Tareck El Aissami si è detto convinto della rielezione di Maduro nel 2018, un altro tassello nel tentativo di rilancio economico viene dalla lotta alla corruzione nell’industria petrolifera statale, la Pdvsa, che ha portato all’arresto di 65 manager e soprattutto dell’ex presidente Eulogio del Pino e dell’ex ministro del Petrolio Nelson Martinez.

Nessun accenno, invece, a un cambiamento di modello produttivo, ancora e sempre fondato sul petrolio, da cui dipende il 95% delle entrate del Paese.