Agire di sorpresa contro le «mafie del contrabbando», fuori e dentro il paese. Questo il motivo espresso dal governo venezuelano per spiegare il decreto-lampo con cui vengono ritirate dalla circolazione tutte le banconote da 100 bolivar e viene chiusa la frontiera con la Colombia per 72 ore. La misura è stata presa poco dopo l’annuncio della Banca centrale sull’introduzione di nuovi biglietti a partire dal prossimo giovedì: da 500 bolivar fino a 20.000.

Finora, quelle da 100 erano le banconote di più alto valore, pari a oltre il 50% del denaro circolante. Commercianti e trasportatori avranno un’ulteriore proroga di 10 giorni. Tutti, però, dovranno giustificare la provenienza del denaro che intendono convertire.

Un duro colpo al mercato del dollaro parallelo e al traffico di prodotti sussidiati, certificato dal sito Dolartoday. Dopo l’annuncio della Bcv, i terminali di Miami e quelli locali avevano già previsto il fallimento dell’economia venezuelana per un’iperinflazione da record (oltre il 700% secondo l’Fmi). L’introduzione dei nuovi biglietti sarebbe stata un’occasione ghiotta. Subito dopo, sarebbe stata immessa sul mercato un’enorme quantità di denaro inorganico, precedentemente accaparrata a questo scopo – le banconote da 100 bolivar, appunto. Il manifesto ha potuto appurare in questi anni la pertinenza delle analisi prodotte da molti centri di ricerca indipendenti in merito agli attacchi di cui è oggetto l’economia bolivariana.

Una banconota da 100 bolivar è molto richiesta negli uffici di cambio di alcune città colombiane di frontiera come Cucuta. Dal 2000, la Banca della repubblica di Colombia autorizza il cambio diretto delle monete dei paesi vicini, senza passare attraverso il dollaro. Al contempo, stabilisce un diverso tasso di cambio: uno ufficiale, disposto dalla Banca centrale, e uno preferenziale, che si applica solo alle frontiere. E così, una banconota da 100 bolivar vale 250 pesos alla frontiera e oltre 30.000 pesos a Bogotà. Il ricavato viene cambiato in dollari, che poi torneranno in Venezuela per essere cambiati secondo i tassi del mercato del dollaro parallelo, infinitamente più alto del cambio ufficiale, e continuamente aggiornato dal sito Dolartoday.

Le banconote trafficate servono a un triplice scopo: vengono accaparrate e trattenute per mesi per provocare l’impressione di altri biglietti da parte della Banca centrale venezuelana e poi immesse per aumentare l’inflazione. Dopo essere state cambiate a un valore 50 volte superiore nelle banche di Bogotà, tornano alla frontiera per l’acquisto di prodotti a prezzo sussidiato, sottratti agli scaffali dei supermercati popolari dai «bachaqueros» e venduti al mercato nero. E tornano in Venezuela per incamerare direttamente alimenti o benzina (fare il pieno di un fuoristrada, in Venezuela, costa meno di una bottiglia d’acqua) e poi contrabbandarli oltrefrontiera. Di recente, Maduro ha chiesto al suo omologo colombiano Manuel Santos di porre riparo a questa situazione.

Le grandi imprese private – che hanno il monopolio dell’importazione e della distribuzione -, nascondono tonnellate di alimenti e prodotti che, secondo la legge, non devono rapportare un guadagno di oltre il 30%, e li dirottano al mercato informale dove non c’è controllo dei prezzi e dove la speculazione supera il 2000%. Dopo aver intascato dollari a prezzo preferenziale dal governo, le grandi imprese importatrici utilizzano le materie prime sussidiate per immettere prodotti poco accessibili ai settori popolari e limitano i prodotti base di grande consumo.

In questi giorni, il governo socialista ha requisito 4 milioni di giocattoli al grande gruppo privato Kreisel, il maggior distributore del paese. Due dirigenti sono finiti in carcere con l’accusa di speculare sui prezzi. Nonostante poderose campagne informative, la corruzione è sempre molto alta, nel paese e alla frontiera. I giocattoli sequestrati andranno ai bambini poveri attraverso i comitati di distribuzione autogestiti, a cui saranno destinati i milioni di bolivar sequestrati alle mafie dopo il decreto: circa 300.000 milioni, un po’ meno di 280 milioni di euro, secondo il cambio al nero.