Elezioni presidenziali anticipate in Venezuela. Così ha deciso martedì l’Assemblea nazionale costituente con un decreto che ordina al Consiglio nazionale elettorale (Cne) di organizzare il voto entro il prossimo 30 aprile. Le presidenziali, originalmente previste per l’autunno, sono il terzo processo elettorale anticipato deciso dalla Costituente negli ultimi quattro mesi – in ottobre vi furono le elezioni per i governatori e il 10 dicembre quelle per i sindaci, entrambe vinte a mani basse dal Partito socialista unificato del Venezuela (Psuv), che così detiene il controllo della mappa politica del paese.

ANCHE IN QUESTO CASO la decisione di anticipare elezioni, che si preannunciano decisive per la continuazione del movimento e del socialismo voluto da Hugo Chávez, è una «risposta alle aggressioni internazionali». Lunedì, infatti, l’Unione europea ha deciso una serie di sanzioni contro sette alti funzionari del governo, tra i quali il “numero 2” Diosdato Cabello e la presidente del Cne, Tibisay Lucena. La decisione europea di allinearsi di fatto alla linea dura del presidente Usa Donald Trump è stata motivata con le polemiche, sia all’interno del Venezuela sia internazionali, seguite all’uccisione di Oscar Pérez, il pilota che lo scorso giugno attaccò il ministero degli Interni, e altri sei suoi commilitoni da parte di un commando dell’esercito e della polizia. L’uccisione degli oppositori ha provocato anche lo stop ai negoziati fra rappresentanti del governo del presidente Maduro e leader della Tavola di unità democratica (Muv) – che riunisce una ventina di formazioni dell’opposizione – in corso da un paio di mesi nella Repubblica dominicana.

IN ATTESA di una presa di posizione ufficiale della Muv, anche in questa occasione l’opposizione appare divisa. I principali partiti della Mud non hanno ancora deciso se partecipare e dunque inscriversi al Poder Electoral – come condizione per non essere esclusi -, organismo che accusano di essere «al servizio del chavismo». Due dei più noti dirigenti, l’ex candidato presidenziale Henrique Capriles e l’ex presidente del Parlamento (dove l’opposizione ha la maggioranza) Henry Ramos Allup, hanno lanciato un appello all’unità della Mud e dunque a presentare un candidato unitario, pur sostenendo che «le presidenziali costituiscono una rappresaglia alle sanzioni dell’Ue». Il presidente Maduro ha ribadito che l’obiettivo del voto anticipato è di rafforzare la democrazia e cercare una soluzione all’acutizzarsi dei problemi politici. Ha ricordato inoltre che da più di un anno l’opposizione chiede di anticipare tali elezioni.

L’ATTUALE PRESIDENTE si profila come il candidato del Psuv. Maduro ha lanciato una frecciata all’opposizione interna e internazionale: «La mia dittatura – ha detto – sta per convocare la 24ma elezione, quella per il presidente. All’opposizione dico che l’aspettiamo alle urne e chiedo  di non escludersi». Ha poi concluso mettendosi «a disposizione per una candidatura». Queste presidenziali venezuelane si inseriscono in una serie di processi per l’elezione di capi di stato – in Brasile, Messico, Colombia e Paraguay – che saranno cruciali per ridisegnare la mappa politica dell’America latina.

Si inseriscono in questo quadro le reazioni negative della Casa Bianca e dei governi conservatori del subcontinente. «Appoggiamo un sistema elettorale reale, completo e giusto, non l’illegittima Assemblea costituente che è stata confezionata da Maduro» ha affermato la portavoce del Dipartimento di Stato Heather Nauert. Anche il Gruppo di Lima – che riunisce vari governi conservatori latinoamericani – da Santiago del Cile si è espresso contro le elezioni anticipate, chiedendo che siano convocate «con l’assenso di tutti gli attori politici venezuelani».