Nell’ambito della Conferenza biennale della Fao, che si concluderà il 22 giugno, il Venezuela ha ricevuto un premio per aver raggiunto anzitempo sia il primo Obiettivo di sviluppo del millennio – dimezzare la proporzione di coloro che soffrono la fame entro il 2015 – sia quello stabilito dal Vertice Mondiale dell’Alimentazione, ovvero dimezzare per il 2015 il numero dei sottonutriti.

Un traguardo raggiunto da 18 paesi. «Siete la prova vivente che quando una società decide di porre fine alla fame, e quando c’è un impegno politico da parte dei governi, possiamo trasformare quella volontà in azioni e risultati concreti», ha dichiarato il Direttore generale della Fao, il brasiliano Graziano da Silva. Un impegno eroico per il governo di Cuba, strozzata dal blocco economico Usa, che dura da oltre 50 anni. La platea della Conferenza – massimo organo di governo dell’Organizzazione, gremita di rappresentanze diplomatiche, capi di Stato e giornalisti – ha infatti tributato il più alto volume di applausi a Cuba e Venezuela.

Per la Repubblica bolivariana ha ritirato il premio il presidente Nicolas Maduro, eletto il 14 aprile dopo la scomparsa di Hugo Chávez, il 5 marzo. «Ricevo questo riconoscimento a nome del popolo venezuelano e dell’uomo che ha reso possibile la lotta contro la fame nel mio paese e ne ha fatto una ragione di vita, Hugo Chávez», ha detto il capo di stato venezuelano rendendo omaggio al suo predecessore. «Non è vero, come pensano alcuni, che abbiamo bisogno di meno stato – ha aggiunto Maduro – occorrono politiche pubbliche in grado di tutelare la popolazione più esposta fortificando il quadro legale entro cui garantire il primo dei diritti umani, quello all’alimentazione».

Quindi ha elencato i principali passi concreti compiuti in merito dal governo bolivariano: i 22.000 punti di distribuzione alimentare, i sussidi – rivolti al 61% delle famiglie – che coprono tra il 70 e l’80% dei prodotti basici; le Case di alimentazione, che forniscono cibo gratuito. Misure che «hanno consentito di ridurre la percentuale di sottonutriti dal 13,8% esistente prima della Rivoluzione, al 2,4% attuale». Oggi, la popolazione venezuelana consuma ogni giorno 3.182 calorie a persona. «Molto è stato fatto, ma tanto altro è ancora da fare. E per fortuna la rivoluzione è in buone mani», ha detto ancora Maduro, denunciando che il suo paese «soffre per una guerra economica contro il rifornimento di alimenti». Un atto di accusa ai grandi gruppi privati che cercano di condizionare il clima politico in Venezuela facendo mancare i prodotti dai supermercati e organizzando il sabotaggio della produzione.

Anche per questo, per incrementare gli sforzi verso la diversificazione dell’economia in un paese che possiede le più grandi riserve di petrolio certificate al mondo, il presidente socialista ha chiesto aiuto alla Fao: per uno speciale programma di assistenza tecnica che estenda la produzione in ambito rurale e per il miglioramento della qualità dei prodotti alimentari. «In Venezuela – ha detto – abbiamo 33 milioni di ettari coltivabili per alimenti; ce ne restano da coltivare 30 milioni perché, come sanno i paesi petroliferi dell’Opec, i modelli di sultanato petrolifero che ci hanno imposto in precedenza ci hanno costretto ad abbandonare il campo e la sua cultura produttiva di cui ci stiamo riappropriando». In quest’ottica – ha annunciato – si svolgerà anche la prossima riunione di Petrocaribe, prevista per il 29 giugno in Nicaragua.

Insieme a una nutrita delegazione di governo, Maduro – al suo primo viaggio europeo da presidente -, ha anche incontrato il papa – con cui ha discusso anche del processo di pace in Colombia – e poi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E ha visitato il monumento a Simon Bolivar, a Roma. Lì ha rinnovato il giuramento del libertador nella condanna «a un sistema di sfruttamento, egoista e feroce, che provoca fame, guerre e disuguaglianze». Il cammino di Bolivar – ha detto – «oggi deve avanzare su un terreno minato, ma continua nel socialismo bolivariano, cristiano e umanista».